Secondo gli ultimi dati raccolti dall’Associazione Italiana per la Medicina del Sonno (AIMS), circa 12 milioni di italiani presentano sintomi di insonnia cronica o transitoria.
Questo fenomeno sembrerebbe riguardare maggiormente le donne rispetto agli uomini, visto che rappresentano il 60% degli interessati. Un numero spaventosamente elevato, che rischia di aumentare ancora.
Prima di continuare il report, vediamo insieme in cosa consiste l’insonnia e quali sono le principali cause scatenanti.
Che cos’è l’insonnia?
L’insonnia è definita come la difficoltà di addormentarsi, a dormire continuativamente per tutta la notte o a dormire abbastanza a lungo. Alla base possono esserci cattive abitudini: coricarsi ad orari sempre diversi, una scarsa attività motoria durante il giorno, l’uso di dispositivi elettronici a letto.
Può essere causata anche da alcune malattie: depressione o problemi alla tiroide in primis. Senza dimenticare il ruolo giocato dallo stress e dall’invecchiamento.
Gli effetti del Covid sulla qualità del sonno
Come ha sottolineato il presidente dell’AIMS (Associazione Italiana Medicina del Sonno), Giuseppe Plazzi, in un’intervista a La Repubblica del dicembre 2020, la pandemia di Covid-19 ha letteralmente stravolto i nostri ritmi.
Le attività che svolgiamo durante il giorno sono dei sincronizzatori sociali. Nel momento in cui siamo stati costretti a rimanere nelle nostre case in isolamento, l’alternanza sonno-veglia ha subito un colpo mortale.
La ridotta attività fisica, la scarsa esposizione alla luce solare, l’assenza di attività sociali, la paura per la situazione economica e l’ansia per il futuro hanno provocato un grave peggioramento della qualità del sonno.
Tra le cause anche l’incremento dell’uso di apparecchi digitali e una distorta percezione del tempo che scorre. Un aumento di circa il 40 % del consumo dei farmaci usati per indurre il sonno durante il lockdown è stata la conseguenza tra le più evidenti di questo fenomeno. Questa percentuale espone una situazione scioccante.
L’importanza di un trattamento adeguato
Nel suo discorso Plazzi ha insistito sull’importanza di individuare i soggetti a rischio e di intervenire il prima possibile. L’insonnia cronica, se non viene adeguatamente trattata, non sparisce spontaneamente. Anche il professor Alfredo Berardelli, presidente della Società italiana di Neurologia, ha puntualizzato che un sonno frammentato o disturbato predispone alla deposizione patologica nel cervello di proteine anomale, associate a fenomeni neurodegenerativi, all’infiammazione, all’arteriosclerosi.
È importante dunque riconoscere tali disturbi e trattarli tempestivamente. Anche l’ausilio di farmaci presenti sul mercato, solo se consigliati dal proprio medico, può aiutare ad evitare disturbi dell’umore, cognitivi, di attenzione e sonnolenza durante le ore diurne. Per non trasformare un buon sonno ristoratore in un incubo.