L’Italia è l’ultimo Paese al mondo per qualità del sonno

Secondo un’indagine di Statista, il 43% degli italiani soffre di disturbi legati al sonno.  Il malessere legato all’insonnia non si limita a coinvolgere la sola fase notturna dell’attività quotidiana di chi ne soffre, ma si riverbera sulla qualità generale della vita stessa. Stanchezza cronica, cali dell’attenzione, irritabilità e stati emotivi depressivi possono rappresentare veri e propri nemici del benessere psico-fisico umano, sino a diventare elementi debilitanti nell’eventualità in cui si presentino per un periodo di tempo prolungato.

Non solo conseguenze a livello di prestazioni lavorative e relazioni sociali: l’insonnia può rappresentare un fattore predisponente per diversi tipi di demenze responsabili del declino delle facoltà cognitive, come l’Alzheimer, e sarebbe responsabile dell’8% delle morti premature a livello mondiale.

“Un sonno frammentato e disturbato predispone alla deposizione patologica nel cervello di proteine anomale, associate a fenomeni neurodegenerativi, all’infiammazione, all’arteriosclerosi”.

Professor Alfredo Berardelli, presidente della Società italiana di Neurologia 

Tra i fattori che condizionano la qualità del sonno fa capolino l’alimentazione. Il latte, che contiene triptofano, uno pseudo-ormone che regola il sonno, rappresenta un vero sedativo naturale. Eppure, il 77% degli italiani dichiara di non consumarlo abitualmente. E se da un lato ciò che potrebbe contribuire al miglioramento della qualità del sonno viene evitato, dall’altro, le bevande eccitanti, nella lista nera degli alimenti della buonanotte, sono una calamita per gli italiani: il 62% beve due o tre tazzine di caffè al giorno e il 61% di questi almeno una tazza di tè.

Se pensiamo che il cambiamento climatico sia responsabile del solo innalzamento dei mari e della scomparsa dell’orso polare, cadiamo irrimediabilmente in errore: l’innalzamento della temperatura globale, tra le altre innumerevoli conseguenze, incide anche sul nostro benessere notturno. Infatti, le notti eccessivamente calde possono essere responsabili del ritardo del nostro addormentamento e dell’anticipo del risveglio, fino a ridurre di 14 minuti il periodo di riposo.

Uno studio dell’Università di Copenhagen dimostra come l’innalzamento della temperatura del Pianeta, dovuta alle alte emissioni di CO2, sta già causando una perdita di 44 ore di sonno all’anno in media per ogni individuo.

Lo stato della nostra routine notturna condiziona a 360 gradi il nostro benessere fisico e psicologico. Non è da sottovalutare l’ampio coinvolgimento della popolazione italiana nella problematica. Lo stato di salute notturna della quasi metà degli abitanti dovrebbe sollecitare una riflessione in merito alla condizione psicologica e ambientale nella quale questi ultimi sono immersi, e per i quali le 8 ore di sonno a notte consigliate rimangono un evento solo occasionale.