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Inchiesta plusvalenze: altre squadre di Serie A coinvolte oltre alla Juventus

La nuova bufera che sta colpendo il calcio italiano non è circoscritta alla Juventus, squadra dalla quale tutto sembra partito. Sono almeno altri 6 i club che hanno sfruttato le ingenti somme di denaro date da plusvalenze per tamponare i debiti causati dalla pandemia. 

Non è una novità, negli ultimi anni il calcio in Italia e in Europa sta vivendo un exploit di investimenti da far girare la testa, ma dove finiscono tutti questi soldi? Si tratta di un sistema che ogni anno spende molto di più di quanto può permettersi, alimentando un mercato fatto di capitali intangibili. Gli stessi bilanci delle squadre si regolano sul campo del virtuale e per questo possono essere facili soggetti di falsificazioni. 

L’ultima inchiesta prende di mira le plusvalenze che stanno gonfiando – e raddrizzando – i conti di alcuni club tra i più quotati. Il Palazzo di Giustizia di Torino, dal quale tutto è partito, definisce la Serie A un “sistema malato”. Da documenti fiscali e intercettazioni emerge una serie di plusvalenze stellari, ma fittizie, perché utilizzate per salvaguardare i bilanci. 

Le squadre coinvolte

La prima squadra indagata è la Juve, che negli anni, a causa di Calciopoli e Calcioscommesse, non si è guadagnata una buona nomea in fatto di corruzione sportiva. Sono ben 42 le operazioni sospette del club bianconero per un totale di 282 milioni messi a bilancio negli ultimi 3 anni. I magistrati parlano di un sistema messo in piedi dai dirigenti per gonfiare il valore dei cartellini dei giocatori, soprattutto di quelli provenienti dalle giovanili usati per lo più come merce di scambio. Tra le trattative più importanti risulta esserci lo scambio Pjanic-Arthur dal Barcellona, affare che da subito aveva stupito i tifosi per le spropositate cifre coinvolte. Inoltre si indaga anche sul colpo del secolo, quello di Cristiano Ronaldo, e sul doppio affare Demiral (ora all’Atalanta) e Romero (ora al Tottenham).

Come detto però non si parla solo di Juventus. Da quanto appare secondo la procura di Torino negli ultimi 5 anni le plusvalenze in Serie A sono raddoppiate da 381 a 739 milioni. A fronte di questa somma però i ricavi sono aumentati di nemmeno un terzo. Qualcosa non torna. 

La colpa è dunque di tutti, come avvenne per Calciopoli. La Juve ancora una volta è solo un’apripista per un veleno che scorre in tutto il sistema calcio italiano. 

Il Napoli ad esempio ha pagato solo 20 dei 71 milioni di euro stabiliti per l’acquisto del suo attaccante titolare (ora infortunato) Victor Osimhen, dando al Lille una schiera di giovani di mediocre qualità e un portiere a fine carriera. Il Genoa si è accordata con la Juventus per operazioni simili. Tra i due club sono circolati 123 milioni di euro di cui 25 sono finiti sui conti correnti, i restanti soldi rientrano in valori nominali scambiati. 

Mentre si decantava l’importanza dei vivai e del bisogno di far crescere i giovani, quelli che dovrebbero essere i futuri campioni della nazionale italiana venivano sfruttati come merce di scambio per regolare i conti a discapito della loro carriera. Favilli e Muratore, due giovani di cui si parlava molto qualche anno fa, hanno fruttato 19 milioni di euro tra Genoa e Atalanta e ora sono spariti dai radar. Il caso più eclatante però è quello di Moise Kean, ceduto all’Everton per 30 milioni con plusvalenza per la Juve di 22 milioni, e ricomprato due anni dopo per 35 milioni

In Serie A si vedono spesso giocatori andare via e tornare poco dopo. Come mai? 

È il caso dell’Inter che dal 2018 è maestra di queste operazioni di mercato: l’attaccante Pinamonti viene acquistato dal Genoa per 19 milioni per poi essere ricomprato dall’Inter a 21 l’anno dopo. Stessa sorte per Radu e Vanheusden. Perché un club dovrebbe spendere per giocatori che poi non sfrutta? Per la plusvalenza messa a bilancio durante la prima cessione. 

Da maggio a ottobre la Covisoc (Commissioni di Vigilanza sulle Squadre Professionistiche Italiane) ha preparato una relazione su 64 scambi sospetti in Serie A. Ora il presidente della Figc Gravina sta pensando di inserire una nuova regola che permetta alla federazione di non considerare gli effetti sui bilanci degli scambi a saldo zero ai fini dell’iscrizione al campionato. Tuttavia il Decreto Rilancio permette alle squadre di spalmare su 5 anni le perdite incorse a partire dal 2020. Si prevede quindi che questo tipo di operazioni non verranno interrotte a breve purtroppo perché di mezzo c’è un ente regolatore molto più grande: lo Stato italiano. 

L’ennesimo scandalo che investe lo sport preferito degli italiani sembra essere solo all’inizio. Non c’è da stupirsi se molti giocatori, allenatori e figure di spicco del calcio ci pensino attentamente prima di decidere di trasferirsi in Italia. Come al solito si finisce per mettersi in cattiva luce con le proprie mani, impedendo ai talenti autoctoni di sbocciare e proiettando un’ombra di corruzione che corrode la passione di una popolazione intera.