ruolo dei new media nella questione ambientale

Il ruolo dei new media nella questione ambientale

Viviamo in un’epoca in cui le immagini hanno un impatto maggiore delle parole: l’essere umano è continuamente stimolato visivamente con enorme successo. Le immagini emozionano, spaventano ed eccitano, sono stimoli che spesso hanno un fine volutamente provocatorio. I new media hanno raccolto questo dato e l’hanno fatto proprio, raccontando storie sulla questione ambientale che sanno coinvolgere un ingente numero di utenti.

L’esplosione di questi mezzi di comunicazione ha permesso di dare visibilità alla tematica ambientale. Questi strumenti digitali risultano più potenti di qualsiasi mezzo di comunicazione, in quanto capaci di raccontare storie ad un vasto pubblico, tramite grafici, testi, video e immagini. Si tratta senza dubbio di un argomento complesso, in continuo mutamento e pericolosamente poco conosciuto.

Media e l’ambiente: Seaspiracy

Fra i numerosi canali virtuali che connettono persone attive nella promozione di comportamenti pro-ambientali, vi è Netflix. La piattaforma di streaming, con il documentario “Seaspiracy”, ha portato nelle case degli utenti un lungo e drammatico viaggio, compiuto con il desiderio di dimostrare gli atti crudeli contro i nostri mari e denunciare l’inesistenza di una pesca sostenibile. Il documentario è diventato in poco tempo il più visto in molti paesi, il New York Times, la Bbc e il The Indipendent ne hanno parlato a lungo e questo lo ha reso un prodotto di rilievo.

Ali Tabrizi, regista di soli 27 anni, è l’artefice di questa storia rivoluzionaria che denuncia in maniera cruda e diretta gli atti sgradevoli compiuti nei confronti dei nostri mari e di come tali azioni possano riversarsi senza alcun tipo di difficoltà sul nostro futuro prossimo. Partendo dalla mattanza di squali, tonni e delfini, l’autore arriva a contestare l’esistenza di una realtà ecosostenibile. Spingendosi negli oscuri meandri dell’industria ittica, l’autore apre gli occhi agli spettatori nei confronti di una realtà così cruda e sconcertante.

Non solo la pesca, ma anche la plastica è un problema

La pesca, la mattanza e le reti fantasma non sono le uniche gravi problematiche che favoriscono il grave deterioramento del nostro pianeta. La presenza della plastica nei nostri mari è talmente pervasiva da aver contaminato anche la catena alimentare. Non si tratta di semplici prodotti in plastica, ma di minuscole particelle di essa, microplastiche o nanoplastiche, che vengono disperse dagli oggetti rilasciati nell’ambiente o che sono state ritrovate anche nelle placente umane.

L’assenza dei grandi

Recentemente, a New Delhi, la Corte Suprema Indiana ha disposto un Lockdown a causa dell’eccessivo inquinamento dell’aria. I bambini non andranno a scuola e migliaia di dipendenti lavoreranno da casa, tutto questo per vietare alle persone di respirare eccessivamente l’aria gravemente inquinata.

La tematica ambientale dovrebbe essere a cuore di tutti. Durante la CoP26, la ventiseiesima conferenza organizzata dall’ONU per discutere la questione climatica, sono stati stabiliti quattro obiettivi per risanare il nostro pianeta:

  1. Azzeramento delle emissioni nette;
  2. Salvaguardia degli habitat naturali;
  3. Mobilità dei finanziamenti;
  4. Stimolo alla collaborazione.

Purtroppo, però, sono stati molti gli scontenti e gli sconfitti di questo raduno. Le grandi assenze di paesi come la Russia, la Cina e il Brasile hanno destato non poche critiche. La assenza di Xi-Jinping e Vladimir Putin non è stata priva di giudizio. Del resto, la Cina rimane il primo paese al mondo per produzione di emissioni.

È emblematico che la Cina e la Russia si siano impegnate a raggiungere la neutralità climatica solo nel 2060, altrettanto preoccupante è immaginare che cosa accadrà fino ad allora. Un futuro totalmente utopico e irrealizzabile avente un impatto climatico pari a zero. Un miglioramento del pianeta sarà impossibile se non vi è uno sforzo collettivo da parte di tutti.

Il potere dei Social Media

Se i Social Media sono in grado di influenzare il nostro quotidiano e trasmettere determinati ideali, può giovare anche il tema della sostenibilità.

Risulta ormai impossibile tacere di fronte all’evidenza del disastro. È necessario cambiare radicalmente questo atteggiamento: bisogna saper ammaliare e stregare l’utente, anche attraverso tematiche così drammatiche. Il WWF, la maggiore associazione ambientalista italiana, ha diffuso tramite incredibili grafiche la lista rossa degli animali a rischio estinzione, per non parlare dei grafici riguardanti le violenze sugli animali o l’inquinamento causato dalla plastica.

Questo è stato un ottimo esempio per raccontare un fatto grave agli utenti, far comprendere il rischio e la gravità dei nostri atti.  La dimostrazione che, determinate immagini disturbanti, sono state in grado di colpire l’utente e rimanere impresse nella sua mente