In Italia quello delle concessioni balneari è un tema che va avanti da anni: da una parte c’è il problema dell’assegnazione, che dovrebbe essere pubblica tramite una gara, ma che spesso così non è. Dall’altra il problema dei canoni, con lo Stato che riceve cifre bassissime a fronte di ricavi enormi da parte di molti stabilimenti balneari. Uno dei casi più eclatanti è quello del Twiga, lo stabilimento di Flavio Briatore (e anche della Ministra del Turismo Santanchè), che a fronte di un fatturato annuo di 10 milioni di euro versa nelle casse dello Stato appena 17 mila euro. Ma è giusto che uno stabilimento balneare che fattura così tanto paghi così poco una concessione?
Partiamo dall’inizio: cosa sono le concessioni balneari?
Si tratta di un contratto stipulato tra una parte pubblica, ad esempio una regione, un comune o un ente pubblico, e una parte privata, che diventa concessionario di una zona balneare, una spiaggia, un porto o un’area marina.
In Italia le concessioni balneari sono in totale 26.689, e di queste ben 21.581 hanno un valore inferiore ai 2.500 euro all’anno, in pratica 208 euro al mese. Facendo i conti, come riportato dall’Agenzia delle Entrate, lo Stato incassa dai canoni complessivi poco più di 103 milioni di euro, a fronte di un giro d’affari di oltre 2 miliardi di euro per gli stabilimenti balneari (quelli dichiarati, ovviamente).
Ma perchè le concessioni costano così poco?
Le associazioni del settore hanno spiegato più volte che i canoni bassi sono dovuti all’impostazione delle concessioni scelta dallo Stato decenni fa. Inoltre, le concessioni balneari sono sempre state prorogate senza una gara pubblica, e sono da anni gestite da imprenditori e personaggi facoltosi che spesso le hanno ottenute decenni fa.
Il caso del Twiga
Facendo un esempio pratico, uno degli stabilimenti più conosciuti d’Italia, il Twiga di Flavio Briatore paga un canone annuo allo Stato di 17.169€, a fronte di oltre 10 milioni di euro di fatturato. Anche lo stesso Briatore, tempo fa, ha confessato che nel suo caso un canone equo da versare sarebbe di almeno 100 mila euro l’anno. Sono molti altri i casi di concessioni a prezzi a dir poco ridicoli. A Stromboli, per esempio, i concessionari pagano una cifra di 100 euro al mese. Cifre simili si registrano anche a Capri, Ischia o in Versilia. Al tempo stesso ci sono molti stabilimenti che pagano una cifra molto più alta rispetto ai ricavi annui.
Il confitto d’interessi della Ministra Santanchè
La Ministra del Turismo Daniela Santanchè appena nominata aveva assicurato: “Non mi occuperò di spiagge”. Per quale motivo? La Santanchè possedeva il 24% delle quote del Twiga, si lo stesso stabilimento di Briatore, e ha pensato di risolvere la questione cedendo le sue quote. In che modo? Dandole al suo compagno Dimitri Kunz.
Nonostante la Santanchè avesse assicurato di dare la delega ad un altro Ministero, per evitare un evidente conflitto d’interessi, ancora oggi continua ad occuparsi delle spiagge italiane.
I piani del Governo
Qualche mese fa la Corte Ue ha bocciato il rinnovo automatico delle concessioni, richiamando l’Italia a effettuare delle “gare trasparenti” ed applicando le norme europee.
Nel frattempo il Governo ha iniziato a mappare le spiagge italiane per calcolare la quantità di spiagge già in concessione e di quelle libere e concedibili. Il piano della maggioranza, infatti, è quello di garantire la concorrenza richiesta dalla direttiva europea permettendo di aprire nuovi stabilimenti balneari, anziché espropriare quelli esistenti. Ma per poterlo fare, occorre prima dimostrare che in Italia c’è ancora un’abbondante quantità di litorali disponibili.
Come funzionano le concessioni all’estero?
– La Francia prevede che il rilascio e il rinnovo delle concessioni siano subordinate a gare pubbliche trasparenti, con la durata che non può superare i 12 anni.
– In Croazia il permesso di concessione è valido solo per cinque anni e include diverse attività tra cui il noleggio di ombrelloni e lettini, e anche in questo caso deve essere rilasciata sulla base di una gara pubblica
– In Spagna le spiagge sono definite «libere» e quindi non sono soggette a concessioni ma ad una mera autorizzazione. Le autorizzazioni amministrative per svolgere le attività come il noleggio di lettini e ombrelloni devono essere oggetto di bando pubblico.