pericolo occulto social media

Il pericolo occulto dei Social Media

L’ecosistema di informazioni e il mare magnum di notizie, che circolano online e sui social media, rischiano di portare ad una distorsione delle nostre menti. Oggi stiamo assistendo ad un’evidente crisi del giornalismo e dell’informazione stessa, in particolare, della qualità e della veridicità delle notizie attraverso un uso talvolta scorretto, o un abuso, delle tecnologie.

Inoltre, Internet e i social media possono costituire un’opportunità per l’incitamento all’odio, l’hate speech online. Infatti, nel 2021, l’obiettivo principale di alcune società di social media è stato quello di rimuovere l’hate speech dalle loro piattaforme. Un controllo annuale su come Facebook e Google gestiscono gli abusi digitali rivolti ad un gruppo di persone ha rilevato che è stato eliminato il 62,5% del materiale segnalato.

L’Unione Europea sta vivendo una lotta politica per affrontare al meglio il modo in cui si avvicina alla regolamentazione dei contenuti online, con il Parlamento europeo che lavora a una versione rivista della legge sui servizi digitali. Tali proposte imporrebbero multe salate alle aziende che non combattono il materiale illegale, incluso l’incitamento all’odio, oltre a richiedere una maggiore trasparenza su come i post specifici sono stati visualizzati nei feed dei social media delle persone.

Maria Ressa e il Nobel per la Pace

Maria Ressa, una delle più note giornaliste filippine, pluripremiata e di grande esperienza, ha ricevuto quest’anno il Nobel per la Pace. Lei afferma che “I social media diffondono il virus delle bugie: minaccia per la democrazia”. E, continua: “Le piattaforme che forniscono i fatti sono in realtà prevenute contro i fatti, manipolano le menti, creano realtà alternative, rendendoci impossibile pensare lentamente”.

La battaglia contro il fenomeno delle fake news

Maria Ressa conduce da anni una battaglia contro il fenomeno delle fake news e delle minacce e degli abusi online. Ha dato un grande contributo alla comunità dei giornalisti e, specialmente, alle giornaliste. Da tempo, però, la giornalista filippina è al centro di una campagna di odio sui social network; riceve fino a 2000 minacce al giorno, anche 90 messaggi in un’ora.

Quando sono incominciati gli attacchi e le critiche feroci – shitstorm digitale – nei confronti di Maria Ressa, la giornalista ha deciso di fare delle indagini e, nel 2016, ha poi realizzato un’inchiesta in tre puntate intitolate “Propaganda war: weaponizing the internet” (Guerra di propaganda: armare internet), “How Facebook algorithms impact democracy” (Come l’algoritmo di Facebook impatta la democrazia) e “Fake accounts, manufactured reality on social media” (Account falsi, la realtà fabbricata sui social media).

All’incirca dal 2017, la giornalista filippina Maria Ressa legge commenti violenti sulla sua pagina Facebook: “Voglio che Maria Ressa venga violentata ripetutamente fino alla morte, sarei così felice se ciò accadesse quando verrà dichiarata la legge marziale. Ciò mi rallegrerebbe il cuore”. Dopo l’inchiesta nella quale la giornalista ha reso chiaro il fatto che dietro alle campagne di disinformazione e di hate speech violenti nei confronti della stampa libera nel Paese ci siano gli uomini di Duterte, presidente della Repubblica delle Filippine, gli attacchi digitali sono ancora aumentati.

La giornalista, nel 2020, ha anche ricevuto il premio Guillermo Cano dell’Unesco per la libertà di stampa per il suo eccezionale contributo alla difesa di quest’ultima, ed è anche testimonial della campagna Unesco contro la violenza digitale nei confronti delle giornaliste.

Questa campagna ha mostrato come il 73% delle giornaliste intervistate abbia ricevuto minacce online e il 20% poi sia stata oggetto di aggressioni anche offline.  Ressa, per questo motivo, ha accusato Facebook di non aver fatto nulla in termini di moderazione, nonostante lei abbia più volte denunciato e cercato un confronto per sanare la situazione.

Le parole di Ressa: “L’unico modo in cui si fermerà tutto questo sarà quando le piattaforme saranno obbligate a rendere conto. Loro hanno abilitato questi attacchi; dovrebbero non permettere che ciò accada. Non fare nulla è un’abdicazione di responsabilità”.

La distorsione dei social media e l’onlife

Sui social media è molto semplice fingere, mentire, camuffare il proprio stato emotivo, pubblicare contenuti che proiettano un’immagine di sé poco realistica e talvolta completamente distante da quella reale: è più facile mostrarsi diversi da quelli che si è.

Ci troviamo di fronte ad un bivio: viviamo in un mondo in crescente evoluzione, in cui realtà fisica e digitale sono diventate ormai inscindibili.

L’uomo “non distingue più tra online o offline”, come afferma Luciano Floridi, filosofo italiano e professore ordinario di filosofia ed etica dell’informazione presso l’Università di Oxford. Oggi, dovremmo essere onlife, termine coniato da Luciano Floridi, che racchiude la fusione del digitale nell’analogico, dovuto alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Il nostro compito, da utenti e non da leoni da tastiera, è dunque quello di limitare la violenza e gli abusi online