Sebbene la Cop26 – ventiseiesima Conference of Parties – iniziata domenica 31 ottobre a Glasgow e che si concluderà sabato 12 novembre – sia ancora nel mezzo del suo svolgimento, cominciano ad essere chiari i primi bilanci dell’evento.
Cos’è la Cop?
Storicamente per Cop si intendono quelle conferenze che, tentando di riunire 196 Paesi a livello globale, hanno lo scopo di portare avanti iniziative per combattere i cambiamenti climatici mediante la cooperazione internazionale. Le parti chiamate in causa sono quindi gli Stati facenti parte del UNFCCC, ovvero coloro che hanno firmato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. In particolare, la Cop26 si pone l’obiettivo di definire l’impegno per la riduzione delle emissioni di gas serra.
Le criticità della Cop26
La Conferenza non è iniziata nei migliori dei modi, in particolare dal punto di vista dell’opinione pubblica: i capi di Stato, infatti, hanno deciso di recarsi nella capitale scozzese a bordo di aerei privati – complessivamente 400 jet – che, secondo le prima stime, genereranno 13.000 tonnellate di CO2. Nonostante l’accordo tra 100 Paesi sulla deforestazione e l’ulteriore firma da parte di 40 Paesi sull’impegno ad abbandonare gradualmente il carbone per la produzione di energia elettrica – tra cui l’Italia – grandi consumatori di carbone tra cui Stati Uniti, Cina, India e Australia non hanno sottoscritto quest’ultimo. Il tutto con la consapevolezza che bisognerà tenere la soglia dell’aumento di temperatura non oltre 1.5 °C, quota che raggiungeremo ormai inevitabilmente entro fine secolo e che causerà comunque fenomeni climatici intensi e gravosi.
Le parole di Greta
Da un palco durante una manifestazione Greta Thunberg ha denunciato pubblicamente l’inutilità della Cop26, etichettandola come “fallimento“. Più specificatamente, la critica di Greta si concentra sul fatto che i leader mondiali continuano a vivere “nella loro bolla piena di fantasie, tra cui la possibilità di una crescita infinita su un pianeta finito e una soluzione tecnologica che apparirà improvvisamente, dal nulla, e cancellerà immediatamente tutte queste crisi. Tutto questo mentre il mondo va a fuoco”. La Thunberg è solo la prima di tanti manifestanti che reputano la Conferenza una dimostrazione di ipocrisia da parte della classe politica internazionale, pronta a mostrarsi volenterosa, di fronte agli occhi del mondo, di combattere i cambiamenti climatici ma, contemporaneamente, incapace – o forse disinteressata – a imporsi sugli interessi economici che hanno causato già troppi danni.
