Calcio femminile: Primo sport “rosa” a riuscirci
È ufficiale, il calcio femminile dopo varie battaglie è il primo sport femminile in Italia a diventare professionistico.
Altra vittoria per l’Italia, ma questa volta non è una vittoria sul campo ma bensì una vittoria amministrativa; dopo quasi due anni di decreti, bonus e riunioni, la ratifica è arrivata in Consiglio federale, con l’addio al dilettantismo per la Serie A.
L’annuncio del presidente della FIGC
È stato il presidente stesso della FIGC, Federazione Italiana Giuoco Calcio, Gabriele Gravina a dare l’annuncio dichiarando: “Dal primo luglio inizia il percorso del professionismo del calcio femminile, siamo la prima federazione in Italia ad avviare e ad attuare questo percorso”.
Il voto contrario, poi la smentita
Nell’assemblea interna, tutti i club della Serie A avevano votato a favore, ma quando la pratica è stata portata davanti al consiglio federale è arrivata la frenata: i rappresentanti della Serie A, Lotito, Marotta e Lorenzo Casini, neo presidente della Lega Serie A, hanno a sorpresa votato contro, avviando un accesa discussione col presidente Gravina.
Poco dopo però arriva la svolta: Casini ha chiesto di rivotare questa volta dando esito positivo all’accordo. Il presidente della Lazio Claudio Lotito a provato a giustificare l’accaduto dicendo: “C’è stato solo un malinteso”.
L’intervista al Presidente della Divisione calcio femminile
Già ad inizio della scorsa stagione Ludovica Mantovani, Presidente Divisione calcio femminile, intervistata dal il sole24 ore aveva dichiarato la quasi riuscita di questo progetto parlando anche delle modifiche che verranno apportate con questo passaggio.
Primo punto di cui si è parlato è l’aumento dei costi per i club, che sembra essere abbastanza significativo.
Andando ad esaminare l’ingaggio di una calciatrice, a parità di compenso netto, nel passaggio da dilettante a professionista lo stesso ingaggio costerebbe alla società sportiva dal 37 al 58% in più.
Nuovi ruoli all’interno dei club
Con l’affiliazione delle squadre femminili alle società maschili si formeranno anche nuovi ruoli all’interno dei club.
Ludovica Mantovani infatti dice: “Le licenze nazionali, sempre più articolate con l’inserimento di figure professionali dedicate al calcio femminile fuori e dentro al campo, regolano le ammissioni ai campionati. Ruoli specifici come il Direttore Generale o l’Addetto Stampa oppure il Responsabile del Settore giovanile o del Preparatore Atletico dei portieri sono diventate figure obbligatorie”.
Vantaggi del professionismo per il calcio femminile
Il professionismo però non comporterà soltanto dei costi aggiuntivi per i club. La speranza è che grandi sponsor si avvicinino a questa realtà, differenziandosi dagli sponsor che già sono presenti nelle squadre maschili.
Altro vantaggio è un possibile aumento delle iscrizioni delle bambine con la possibilità che anche per loro il calcio diventi un mestiere; potremmo continuare anche con tantissimi altri vantaggi come ad esempio la semplificazione nel tesseramento di atlete extracomunitarie, che potranno ottenere il permesso di soggiorno per lavoro e non si dovrà ricorrere a visti turistici o permessi per motivi di studio.
La strada è ancora lunga, ma la direzione è segnata
Il percorso dal mondo dei dilettanti a quello dei professionisti è appena all’inizio; la strada è ancora lunga e insidiosa, ma la direzione sembra essere quella giusta. Il professionismo non era il traguardo da raggiungere ma la via scelta per innalzare la qualità del calcio femminile e per incrementarne lo sviluppo.