Barcellona: una squadra senza leader

Il Barcellona: senza leader e con numeri scadenti

0 punti, 0 gol segnati, 0 tiri in porta, 6 gol subiti: sono questi i numeri scadenti del FC Barcellona, una squadra ormai debole e senza leader, dopo le prime due partite di Champions League. Una doppia sconfitta per 0-3, contro Bayern Monaco e Benfica, che compromette seriamente il passaggio del primo turno per i catalani, avvenimento che non accade dalla stagione 2000/2001.

Il Barcellona non è più il Barcellona per come il mondo del calcio è solito intenderlo. Da metà degli anni 2000, la squadra blaugrana è stata sinonimo di bel gioco e massimo livello di espressione calcistica, conquistando, tra gli altri, 4 Champions League – 2006, 2008, 2011, 2015 – e tre “triplete”, termine che indica la vittoria di tre tornei (Campionato Nazionale, Coppa Nazionale e Champions League), nel 2008, 2011 e 2015. Adesso la squadra è debole e attaccabile, e gli intenditori hanno smesso di inserirla tra i “top team” europei.  

IL DECLINO DEL BARCELLONA

Il primo accusato del declino del Barcellona è l’ex presidente Josep Bartomeu, alla guida del club dal 2014 al 2020. Oltre al drastico rapporto con i giocatori, i quali avevano imposto il veto al presidente di accedere allo spogliatoio, il vero disastro Joseph Bartomeu lo ha combinato a livello economico. Joan Laporta, attuale presidente della polisportiva, al secondo mandato dopo il dorato periodo 2003-10, ha pubblicamente accusato il predecessore in un’intervista: «La gestione precedente del Barcellona è ingiustificabile e ci ha lasciato una situazione economica preoccupante e una realtà finanziaria drammatica. 

Il 21 marzo 2021 il debito del club era di 1.350 milioni di euro». A settembre 2021, il Barcellona ha chiuso il bilancio con 481 milioni di euro di perdite.

La disastrosa situazione economica è figlia di un cambio di filosofia della società. La politica di mercato che ha sempre contraddistinto il club, secondo la quale i talenti vengono fabbricati in casa nella Masia, il settore giovanile, per poi diventare elementi cardine della prima squadra, è stata sostituita da investimenti folli, risultati deleteri nel tempo. Ousmane Dembelé a 180 milioni nel 2017, Coutinho alla stessa cifra lo stesso anno, Griezmann a 120 nel 2019: tutti acquisti che hanno gravato enormemente nelle casse, senza attendere minimamente le aspettative, sia a livello di trofei vinti che di merchandising. 

L’ADDIO DI LEO MESSI: UNA SQUADRA SENZA LEADER

La conseguenza più eclatante di queste inadempienze economico-gestionali è stata l’impossibilità di rinnovare il contratto a Leo Messi, giocatore più importante della storia del club, se non del gioco stesso. A causa di queste condizioni disastrose, è stato quasi “costretto” ad abbandonare la società dove militava dall’età di 13 anni e senza poter salutare la sua gente al Camp Nou, ma dando semplicemente il triste annuncio durante la conferenza stampa.

L’addio del 10 argentino ha messo in luce tutte le difficoltà attuali di una squadra, senza leader in campo e, in particolare, senza rispetto per la propria storia. La triste immagine di sé stessa, dove come ultimi capisaldi dei gloriosi anni sono rimasti Piquè, Busquets e Jordi Alba, arrivati al punto di dare un eventuale consenso a decurtarsi lo stipendio per permettere il tesseramento dei nuovi acquisti, dimostrando cosa significhi provare un sentimento per la propria squadra. 

E per un Koeman sempre più traballante, i tifosi inneggiano al nome di Xavi come allenatore, sognando un ritorno ai vecchi tempi, riferendosi alle stagioni di Guardiola e del tiki-taka, o a quelle di Luis Enrique con la MSN, un ritorno alla tradizione per darsi nuovo slancio verso il futuro. In primis, ripartendo dall’identità e dai giovani.