Il 60% delle violenze sul posto di lavoro avviene contro medici e infermieri

Le violenze subite dagli operatori sanitari sul posto di lavoro sono un problema di cui si parla poco: gli studi fatti, però, riportano dati preoccupanti. Secondo i rapporti Inail, infatti, il 60% delle denunce pervenute per aggressioni – fisiche e/o verbali – avvenute durante l’orario di lavoro, coinvolge proprio medici e infermieri. Quest’ultimi, in particolare, sono le principali vittime.

IL CASO ANDRIANI

Nelle scorse settimane, il caso della specializzanda Adelade Andriani è balzato alla cronaca, riaccendendo la luce su un fenomeno particolarmente trascurato. La ventottenne, studentessa di Chirurgia generale, è stata aggredita all’esterno della Guardia medica di Udine dove lavorava. Un paziente ha tentato di strangolare la giovane dopo che questa gli aveva consigliato di recarsi in Pronto Soccorso. Per Andriani si tratta addirittura della terza aggressione subita nel corso della fin qui brevissima carriera. Proprio per questo, la donna ha deciso di lasciare la professione.

Ad intervenire per condividere la vicenda e sensibilizzare su quanto accaduto è stata Giada Aveni, collega di Andriani. Pubblicando sui social le foto dei lividi suk collo dell’amica – chiari segni del tentato strangolamento – la trentenne ha commentato:

“Fare il medico… c’è chi dice che è una vocazione e lo è sicuramente, ma è altrettanto certo che al giorno d’oggi è una sfida… Non è possibile che un medico nell’esercizio delle proprie funzioni venga aggredito per aver invitato un paziente, dopo avergli prestato le cure ritenute opportune, a recarsi in Pronto Soccorso nel suo interesse. Non è ammissibile rischiare la propria vita sul posto di lavoro perché non si è abbastanza tutelati.”

COSA RACCONTANO I DATI

Secondo i dati ricavati dai rapporti Inail, dal 2016 al 2020 sono stati 12mila gli infortuni sul lavoro e circa 130mila i casi di aggressione fisica e/o verbale ai danni di infermieri. In più, a questi preoccupanti numeri va aggiunto un “sommerso” di 125mila casi l’anno che non vengono denunciati. Inoltre, le operatrici donna risultano essere il 75% delle vittime coinvolte. Ogni 12 mesi, delle 4000 denunce relative a minacce e aggressioni in ambito lavorativo, 2500 riguardano le professioni sanitarie.

Oltre alla mancanza di tutele efficaci, a peggiorare la situazione nel settore sanitario persiste anche una grave carenza di personale: se un’assistenza efficiente si ha con un rapporto infermiere/paziente di 1 a 6, per le ricerche dell’Assistenza Infermieristica e Ricerca ad oggi il rapporto medio nazionale è di 1 a 12. Infine, questo fenomeno incide negativamente sul problema dell’abbandono della professione: in Italia, secondo RN4CAST, il 36% degli infermieri dichiara di voler lasciare il luogo di lavoro entro un anno e, di questi, circa un terzo vuole lasciare la professione definitivamente.

IL PIANO DEL GOVERNO

Invitato al Forum della ricerca Made in Inail di Roma, il Ministro della Salute Orazio Schillaci è intervenuto sulla questione, denunciando i rischi fisici, chimici, biologici e psicofisici a cui gli operatori sanitari sono esposti. Inoltre, Schillaci ha sottolineato l’importanza della “Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio sanitari”, la cui celebrazione è prevista ogni 12 marzo.

Episodi di aggressione fisica e verbale a medici e infermieri, come quelli che si ripetono con sconcertante frequenza, non sono più ammissibili.  Al personale sanitario va tutta la mia solidarietà e vicinanza; il Ministero della Salute metterà in atto tutte le iniziative necessarie a tutelare la loro incolumità. La pandemia ha messo in evidenza come il settore sanità sia stato il settore lavorativo a maggior rischio e con il maggior numero di infortuni. Gli operatori sono esposti rischi di vario tipo e i dati Inail sui casi di violenza, minacce e aggressioni in ambito lavorativo evidenziano 4000 denunce ogni anni e il 60% riguarda proprio le professioni sanitarie e assistenziali, in larga parte nei confronti di donne.

Il Ministro ha parlato del Piano Inail di Attività della Ricerca 2022-24, con un investimento da parte del governo di 35 milioni di euro che prevede di fare rete e coinvolgere enti di ricerca, IRCSS e Università.