Secondo l’inps un 25enne non andrà in pensione prima dei 70 anni

Un nuovo simulatore ideato dall’INPS ha rilasciato dei dati a dir poco scoraggianti per i giovani

Secondo il calcolatore ”Pensami-Pensione a Misura” un 25enne in attività da 12 mesi potrà andare in pensione anticipata a 70 anni e a riposo per vecchiaia a 70 anni e sei mesi.

Le stime non lasciano ben sperare su un sistema pensionistico che assomiglia sempre di più ad uno schema Ponzi, in cui le vittime sono le generazioni del futuro.

In uno schema Ponzi ognuno dei ”nuovi arrivati” permette il sostentamento di chi da tempo è ai vertici di questa piramide fino al punto di rottura di questo sistema. I giovani in questo caso rappresentano chi non avrà nessun tipo di ritorno degno di quel nome.

Per la pensione anticipata servono gli anni di contributi, ma i giovani quando cominciano effettivamente a versarli?

Per la pensione anticipata vengono richiesti almeno 46 anni e 4 mesi di contributi mentre per il riposo per vecchiaia oltre 20.

Secondo i dati Eurostat i giovani si approcciano al mondo del lavoro in forte ritardo rispetto ai coetanei europei.

Se in Inghilterra la prima esperienza lavorativa per i giovani si prospetta a circa 19 anni, in Italia la media è 24 per i ragazzi e 26 per le ragazze.

Ciò non fa che allungare l’età media di raggiungimento degli anni di contributi necessari per accedere alla pensione.

Ad aggravare la situazione si aggiungono i dati OCSE, i quali segnalano come l’Italia sia il Paese con l’età pensionabile più bassa d’Europa.

Un dato che suggerisce una prospettiva di assoluta non sostenibilità economica per i lavoratori del domani, che partecipando attraverso tasse e contributi a questo sistema, rinunciano involontariamente ad una pensione futura.

La prospettiva OECD segnala come futura età pensionabile italiana i 71 anni (nel 2060), mostrando le criticità di un sistema destinato a implodere su se’ stesso.

La stessa OCSE in un comunicato ha fatto riferimento a ”quota 100”, con i suoi 38 anni di contributi richiesti, come una tra le misure che hanno aggirato la connessione attesa di vita-pensione.

”Negli ultimi anni la discussione politica si è concentrata quasi esclusivamente sulle formule per accedere con anticipo al pensionamento. Con il risultato di introdurre si flessibilità , ma anche di vanificare , tra salvaguardie e meccanismi di anticipo volti a tutelare ora quello e ora quell’altra categoria, senza un disegno preciso alle spalle.” Queste le parole di Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali.

Nel 2021 il sistema pensionistico ha avuto un peso specifico non indifferente per le casse dello Stato, circa 313 miliardi di euro, cifra per la quale sarebbe opportuno ragionare su un riposizionamento delle risorse per permettere una fonte di sostentamento ai pensionati del futuro.