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“God Save the Pound”: i marcati puniscono la manovra fiscale di Londra

Cosa sta succedendo in Inghilterra?

Durante le prime ore dello scorso 27 settembre, la sterlina britannica è precipitata vertiginosamente, arrivando a toccare il minimo storico nei confronti del dollaro superando perfino il record negativo raggiunto nel 1985. Questa grave svalutazione della moneta inglese ha causato un drastico aumento dei titoli di stato decennali britannici.

Ormai da mesi, la Bank of England e il Tesoro stanno cercndo di stabilizzare la valuta, attraverso un aumento dei tassi d’interesse per contrastare l’inflazione ed incrementare la stabilità delle finanze pubbliche. Il tentativo coordinato tra autorità monetaria e fiscale di rassicurare i mercati non ha però funzionato, dato che le vendite dei titoli di Stato sono proseguite. Indebitarsi per far crescere l’economia ha provocato esattamente il risultato opposto.

Il piano della leader britannica

Ad accentuare la già grave debolezza della sterlina nei confronti del dollaro americano è stato indubbiamente l’annuncio della neo-premier britannica, Liz Truss, sul nuovo piano fiscale, accolto con scarsa fiducia dagli investitori. Il programma prevedeva degli ingenti tagli fiscali che, entro il 2026, arriveranno a valere 45 miliardi di sterline (50 miliardi di euro) finanziati in deficit. Si tratta della più importante riduzione delle tasse dal 1972, secondo l’Instiute for Fiscal Studies.

Per di più, la strategia economica della Truss prevedeva l’abolizione dell’aliquota fiscale più alta sui redditi – oltre le 150mila sterline (circa 170mila euro) – riducendo allo stesso tempo di un solo punto quella sui redditi più bassi. Misure a favore per le fasce più ricche, che i mercati hanno giudicato rischiose e irresponsabili, sia perché dovrebbero essere finanziate facendo debito, sia perché arrivano in un momento particolarmente delicato per l’economia mondiale.

Il rifiuto dal Fondo Monetario Internazionale

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha bocciato senza appello questo piano di riduzione delle tasse; piano che, a detta dell’Istituto, oltre al crollo della sterlina rischia di alimentare ulteriormente l’inflazione, che nel Regno Unito è già all’8,6%. Nella sua dichiarazione, l’FMI afferma di “non raccomandare ampi pacchetti di stimolo fiscale in questa congiuntura, poiché è importante che le politiche di bilancio non agiscano in contrasto con la politica monetaria”.

A novembre, la presentazione del budget annuale sarà un’opportunità per il governo britannico di trovare altri modi per garantire un supporto all’economia più mirato e per riconsiderare le misure fiscali annunciate, soprattutto quelle di cui beneficiano i contribuenti con redditi alti”, continua il FMI, evidenziando inoltre che le misure fiscali annunciate da Londra rischiano di aumentare le disuguaglianze. Da qui il consiglio di ritirare le riforme.

L’allarme di Moody’s

Sono arrivate forti critiche anche da Moody’s. L’agenzia di rating ha avvertito il governo britannico che i piani per i tagli fiscali, in assenza di coperture adeguate, potrebbero portare a maggiori deficit di bilancio e tassi di interesse più elevati, minacciando la credibilità del Paese presso gli investitori.