Giovani e futuro, due temi che troppo spesso vengono intrecciati tra loro con connotazione negativa.
Troppo spesso le competenze delle nuove generazioni non sono considerate all’altezza di una società che ricerca la “perfezione”.
Una realtà che non concede errori e nella quale i giovani rischiano di soffrire a causa dell’incombente pressione sociale, divenuta ormai insostenibile.
Si tratta di una vera e propria paura per il futuro, alimentata lentamente da messaggi subliminali provenienti anche dai Social Media e da ideali di perfezione sempre più dannosi.
Due mondi paralleli, apparentemente incapaci di incontrarsi, quello dei Social Media e quello del reale.
Nell’esatto momento in cui l’utente comprende di non poter far parte di questo ridondante ed artificioso spazio, di non poter prendere parte ad una realtà apparentemente perfetta, perde coraggio.
Questo spesso significa arrendersi e rinunciare a grandi speranze, a causa di un’amara e distorta consapevolezza di non essere all’altezza.
Giovani e ruolo dei social media
È noto ormai da tempo che i social media ricoprano un ruolo fondamentale per i giovani. Questi ultimi consultano quotidianamente questi canali, osservando la presunta perfezione delle vite altrui, specialmente quelle delle celebrità.
Sebbene certi messaggi dovrebbero incoraggiare gli utenti ad intraprendere uno stile di vita similare, in realtà non sempre hanno tale risultato.
Non si tratta soltanto di ideali estetici utopici, ma di forme precostruite di come dovremmo essere per avere un valore all’interno della società. Il benestare e l’apparente perfezione di personaggi influenti nel mondo dei social ha creato parecchio sconforto nei ragazzi, alla costante ricerca della propria strada.
Probabilmente i social media ci hanno portati a credere nell’esagerata “fortuna” di altre persone, lasciando decadere le nostre più grandi speranze.
Ci hanno portato a soffrire la mancanza del benessere riconducibile alla realizzazione personale, al lavoro dei sogni che ti permette di viaggiare e di vivere una vita lontana da ogni tipo di preoccupazione.
Costantemente bombardati da una malsana pressione sociale, si cerca disperatamente la strada in un mondo che troppo spesso non ci ritiene all’altezza.
Nonostante siano molti i personaggi influenti a coinvolgere i giovani, la visione di determinati contenuti procura ansia e depressione, una preoccupante impotenza nei confronti del futuro.
Considerando che l’età media degli utenti è inferiore ai 18 anni, tali messaggi possono portare ad avere una visione distorta della propria vita.
Sebbene il messaggio dietro queste immagini voglia incoraggiare ad accrescere l’autostima dei giovani, in realtà spesso si va nella direzione opposta.
Dall’analisi di alcuni scienziati, sono emerse 13 forme di perfezionismo nei giovani, associate purtroppo a pensieri di suicidio. Tra le tante, avere standard personali di successo molto alti risulta essere tra le più influenti. È necessario proteggere i giovani da determinati ideali lesivi per la loro salute.
Educarli alla sopportazione di questa pressione sociale rendendoli sicuri delle loro capacità, fornire gli strumenti adatti per farli crescere nel mondo del lavoro.
Giovani impotenti: dati rilevanti
Per giustificare l’elevata disoccupazione giovanile, le nuove generazioni sono state troppo spesso definite incapaci e svogliate.
Dopo i giovani, le Università sono state attaccate pesantemente in quanto considerate depositarie di competenze troppo teoriche e non in grado di preparare gli studenti al mondo del lavoro.
Ciò che però sfugge all’attenzione mediatica è che i ragazzi dovrebbero essere considerati un tema di interesse generale, anche perché – parlando in termini economici – essi saranno i contribuenti del domani. Secondo gli ultimi dati Ocse, il tasso di disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto il 33,8% nel gennaio 2021.
Certamente si tratta di dati estrapolati da una situazione drammatica quale è stata la pandemia, ma nonostante ciò è importante sottolineare che essi già risultavano essere problematici nel periodo antecedente al Covid-19.
Secondo la ricerca “People at Work 2021: A Global Workforce View” la Generazione Z, ovvero i giovani tra i 18 e i 24 anni, è stata quella più duramente colpita.
Dunque, non c’è da sorprendersi se si è persa la grande speranza nei confronti dei ragazzi. Fondamentale è comprendere l’importanza delle nuove generazioni per il futuro, affrontare la questione oggi per evitare che scoppi irrimediabilmente domani.
L’attuale pressione sociale, fortemente alimentata anche dal mondo virtuale, dovrebbe essere capace di spronarli positivamente, non avvilirli.
