Settembre e procrastinazione, un’accoppiata inscindibile che ha attraversato la storia sin dall’invenzione del calendario a 12 mesi. Forse un’asserzione non valida per tutti, ma nella Giornata mondiale della procrastinazione possiamo dire che per alcuni sia effettivamente così. Dal rimandare all’infinito una task che richiederebbe il minimo impegno, al destinare a data da destinarsi un compito di cruciale importanza. In psicologia la si definisce “quel comportamento che spinge a ritardare volontariamente un’azione nonostante prevedibili conseguenze negative, sostituendo attività prioritarie e importanti con altre piacevoli o meno rilevanti o urgenti”.
Cause psicologiche e genetiche
Le cause possono essere diverse, se non opposte: dal perfezionismo alla paura delle responsabilità, dalla paura del fallimento alla paura del successo. Lo studio “Understanding the Cognitive and Genetic Underpinnings of Procrastination” pubblicato sul Journal of Experimental Psychology ha confermato che la tendenza alla procrastinazione può essere in parte ereditata: il 28% della variabilità di questo tratto sarebbe infatti correlata all’influenza genetica.
Questa tendenza, se ripetuta, si consolida nel tempo e scaturisce in una vera “miopia temporale“. Ciò significa che chi soffre di questo blocco psicologico ha una scarsa capacità di organizzare i propri obiettivi, come conseguenza di un rapporto conflittuale con tempistiche e scadenze. Si stima che questa condizione colpisca il 20% della popolazione adulta e il 75% dei giovani, soprattutto studenti.
La procrastinazione è spesso legata agli stati psicologici di ansia, scarsa autostima, frustrazione e senso di colpa. Questa condizione è infatti frutto di un blocco psicologico all’apparenza insormontabile.
L’influenza del “presentismo”
Quella a procrastinare, è una tendenza sempre più diffusa, soprattutto tra i più giovani: essa trova le sue radici in un’interpretazione del quotidiano che vortica intorno al momento presente, a discapito della programmazione futura. È così che chi ne soffre rimane intrappolato in un limbo in cui il tempo sembra evaporare e in cui i contorni del reale sfumano, in favore di un più rassicurante continuo posticipare.
Dobbiamo ricordarci che la paralisi della scelta sperimentata in questi casi è essa stessa una scelta. Cambiare quest’abitudine non è facile, ma è fondamentale sapere che dall’indeterminatezza nella quale ci sembra di essere immersi, è possibile uscire.