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Giornata mondiale del Rifugiato: facciamo chiarezza su alcuni termini

Oggi, 10 giugno 2022, è la Giornata mondiale del Rifugiato. Il tema legato all’immigrazione è sempre stato uno dei più dibattuti, capace di accendere i fervori politici di ogni tipo e orientamento.

La comunicazione circa l’immigrazione – che si serve di talk show e telegiornali per approfondire il tema – ci ha abituati a parole quali ‘migrante‘, ‘profugo‘ e ‘richiedente asilo‘ come sinonimi intercambiabili.

La comprensione del significato preciso dei termini-chiave permette di svolgere, invece, una corretta analisi dell’argomento.

La definizione di migrante

Migrante‘ indica in senso lato il moto di spostamento di gruppi etnici, popoli e animali che si spostano verso nuovi ambienti. Nonostante quest’ultima definizione classica, in tema di immigrazione la parola ‘migrante’ non ha un riconoscimento univoco né dall’ONU e né dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

L’utilizzo di tale termine viene determinato dalle ragioni dello spostamento, che in questo caso è dato da “convenienza personale”. Il migrante quindi, per sua stessa definizione, non viene influenzato da eventi esterni – come guerre o fattori ambientali. Cerca, invece, di migliorare la propria condizione sociale in un territorio giudicato maggiormente favorevole.

In maniera consequenziale è quantomeno decisivo fare una distinzione tra migranti regolari e irregolari. Ovvero, coloro che si sono introdotti in un Paese provvisti della giusta documentazione e svolgendo i controlli di frontiera e chi, invece, si è insediato nel territorio senza svolgere tali procedimenti.

I migranti irregolari vengono anche chiamati ‘clandestini‘. Tale termine in alcuni poli di discussione politica ha completamente sostituito ‘migrante’. A livello comunicativo, utilizzare esclusivamente la definizione ‘clandestino’ – in riferimento alla totalità dell’evento migratorio – ha uno scopo ben preciso. Agli occhi degli elettori, infatti, essa sottolinea la mancanza di benefici economici e ragioni sociali qualora si decida di investire sul tema.

La differenza tra rifugiato e migrante

Se, con il termine ‘migrante’, vi è stata una difficoltà nel trovare una definizione universale, con il termine ‘rifugiato‘ si ha molta più familiarità in tema di diritto internazionale. Riconosciuto giuridicamente come status di una persona che ha lasciato il proprio Paese per trovare rifugio in un Paese terzo, il termine rifugiato ha trovato la sua definizione grazie alla Convenzione di Ginevra del 1951.

Lo status di rifugiato decade in caso di riacquisizione della cittadinanza originale oppure, in alternativa, al cessare delle circostanze che hanno determinato lo spostamento del rifugiato.

Termini corollari utili alla comprensione

Tra i termini connessi a quelli sopracitati vi è il termine “profugo”. Riprendendo largamente la definizione di rifugiato, comprende non solo le ragioni di persecuzioni di natura discriminatoria ma anche eventuali conflitti e calamità naturali.

Coloro che sono ancora in attesa di risposta da parte del Paese terzo sono detti “richiedenti asilo” – diventando, in caso di accettazione della richiesta, rifugiati.