Fernando Alonso

Fernando Alonso, il veterano della Formula 1

Che Fernando Alonso sia un campione, una leggenda della Formula 1, non è una novità. È sorprendente invece che, a 41 anni compiuti, il due volte campione del mondo abbia firmato un contratto pluriennale con Aston Martin a partire dal 2023, diventando di fatto il pilota più longevo in griglia di partenza.

Il pilota spagnolo, che dal prossimo anno sostituirà Sebastian Vettel (prossimo al ritiro), è senza dubbio uno dei piloti più amati della Formula 1. A lui è persino dedicata la canzone “Alonso” della cantautrice veneta Francesca Michielin. Vediamo insieme la storia di questo pilota, che merita un posto tra le leggende della Formula 1

Fernando Alonso Diaz, nato a Oviedo (capitale delle Asturie) ben 41 anni fa, è il veterano della Formula 1: ha visto generazioni di piloti crescere, vissuto cambi regolamentari, cambiato sedili e visto team entrare e uscire dalla categoria. L’esordio del fuoriclasse asturiano, considerato universalmente tra i piloti più forti della storia, fu nel 2000 con la Minardi.

Gli esordi

Giancarlo Minardi, visionario e carismatico fondatore dell’omonimo team faentino (oggi in gara come AlphaTauri e di proprietà di Red Bull), mise sotto contratto come terzo pilota un promettente spagnolo chiamato Fernando Alonso. Fu grazie all’intuizione di Adrian Campos, compianto ex pilota e team principal, che l’allora diciottenne Alonso prese parte a dei test, nei quali prima eguagliò il tempo di Marc Gené e poi girò più veloce di 1,05 secondi rispetto a tutti gli altri piloti testati quel giorno.

L’esordio in un Gran Premio avvenne nel 2001, al GP d’Australia. Paul Stoddart, allora proprietario del team faentino, non aveva molto da perdere (la vettura era poco competitiva e non si rivelò all’altezza delle aspettative), ma Alonso non lo deluse: nella gara d’esordio fece segnare il 19esimo tempo in qualifica, precedendo piloti alla guida di vetture più competitive. Alla quarta gara di Imola riuscì a stare davanti a entrambe le Benetton.

Nella gara finale a Suzuka chiuse 11esimo e il direttore del team Stoddart, quattro anni dopo, descrisse la sua prova come “53 giri da qualifica“. A far notizia non fu tanto la posizione conquistata, quanto il numero di avversari di maggior esperienza messi alle spalle: Heinz-Harald Frentzen della Prost, la BAR-Honda di Olivier Panis, le due Arrows e Alex Yoong, nuovo compagno di squadra.

L’era Renault

Nel 2002 Flavio Briatore, imprenditore italiano all’epoca alla guida della Renault, volle fortemente il pilota spagnolo nel suo team. Per la stagione 2002 Alonso sostituì Jenson Button, andando ad affiancare l’italiano Jarno Trulli. Fu quella la consacrazione per Fernando Alonso.

La prima pole position arrivò l’anno successivo, al GP di Malesia 2003. Il circuito di Sepang lo incoronò come il più giovane pilota a far segnare il miglior tempo in qualifica e a partire dalla pole position. In Brasile arrivò il podio, terzo posto dopo una bandiera rossa e un grave incidente, in cui lo spagnolo fu portato in ospedale per accertamenti. In Ungheria, sul circuito dell’Hungaroring, arrivò invece la prima vittoria che lo consacrò come il più giovane pilota a vincere una gara in Formula 1.

Nel 2004 non arrivarono molte soddisfazioni: Alonso arrivò a podio quattro volte, ottenendo un secondo posto a Magny-Cours (in Francia) dopo una lotta fino all’ultimo giro con la Ferrari di Michael Schumacher (che quell’anno ottenne il suo settimo titolo mondiale).

I titoli mondiali

Il 2005 fu l’anno perfetto: la vettura si dimostrò veloce, competitiva e ben progettata, gli altri team indicati favoriti per la lotta al titolo si trovarono in crisi con l’affidabilità o in ritardo con lo sviluppo della vettura. Al fianco di Fernando Alonso arrivò un nuovo compagno di squadra: il pilota romano Giancarlo Fisichella.

Alonso ottenne 6 pole position e 7 vittorie, con un totale di 15 podi (di cui 5 secondi posti e 3 terzi posti), che gli consentirono di diventare per la prima volta campione del mondo con 133 punti, davanti al pilota finlandese della McLaren Kimi Raikkonen, che chiuse al secondo posto con 112 punti. All’età di 24 anni, 1 mese e 28 giorni diventò il più giovane campione del mondo di F1 della storia, battendo il precedente record di Emerson Fittipaldi, e fu insignito del Premio Principe delle Asturie per meriti sportivi.

L’anno successivo, pur avendo annunciato il passaggio alla McLaren per il 2007, difese il titolo mondiale fino all’ultima gara. L’avversario fu il tedesco Michael Schumacher, con una Ferrari che si dimostrò nuovamente competitiva. La lotta andò avanti fino all’ultima gara, in Brasile, dove Alonso e Schumacher erano separati soltanto da 10 punti.

Schumacher, all’ultima gara della carriera, avrebbe dovuto vincere sperando in un ritiro dello spagnolo, ma il fato gli fu avverso: chiuse soltanto in quarta posizione, dopo un recupero a suon di sorpassi e giri veloci, mentre Alonso chiuse in seconda posizione alle spalle dell’altra Ferrari, quella del brasiliano Felipe Massa.

Fernando Alonso chiuse con 14 podi, di cui 7 vittorie e 7 secondi posti, con un totale di 134 punti. Schumacher, che chiuse al secondo posto, ottenne 121 punti. La Renault vinse anche il titolo mondiale costruttori, con 206 punti, giungendo davanti alla Ferrari con 201 punti.

Il passaggio alla McLaren

Nel 2007 Alonso vestì la casacca della McLaren, dove affiancò l’esordiente Lewis Hamilton. La rivalità tra i due fu notevole: il britannico si rivelò competitivo, e durante le prove del GP di Ungheria qualcosa si ruppe. Lo spagnolo, pur di ostacolare il compagno di squadra, effettuò un pit stop più lungo del previsto restando fermo nella sua piazzola. Il britannico, che era alle sue spalle, attese a lungo per la sosta prima che Fernando ripartisse.

Alla già precaria situazione del team, si aggiunse una delle macchie più scure nella storia della F1: la spy story. McLaren entrò in possesso di dati, progetti e strategie della Ferrari. Il progettista Mike Coughlan, in accordo con il meccanico Ferrari Nigel Stepney, fu autore di furti di materiale di proprietà della Rossa e complice in alcuni sabotaggi del team di Maranello. I piloti Hamilton e Alonso, insieme al terzo pilota Pedro De La Rosa, furono graziati ma al team furono azzerati i punti ottenuti in classifica.

L’annata si chiuse con il terzo posto in classifica iridata per Alonso, a quota 209, a pari merito con il suo compagno di squadra Lewis Hamilton. Il titolo mondiale andò a Kimi Raikkonen su Ferrari, con un solo punto di vantaggio sui piloti della McLaren. Il 2 novembre 2007 ufficializzò il suo divorzio dalla McLaren, dichiarando di non essersi mai sentito a suo agio nel team.

Il ritorno in Renault

Nel 2008 Alonso tornò in Renault, il team che l’aveva consacrato con i due titoli mondiali. L’annata si dimostrò deludente, una delle più difficili in carriera, ma nonostante tutto riuscì a ottenere la vittoria a Singapore (primo GP in notturna della storia) e in Giappone e il secondo posto in Brasile, con un totale di 61 punti, chiudendo al quinto posto.

L’anno successivo rimase al volante del team francese, con cui ottenne soltanto un podio a Singapore, chiudendo la stagione al nono posto con 26 punti. Proprio il weekend di Singapore, però, fu condizionato dallo scandalo crash-gate: Nelson Piquet Jr., sostituito dopo il Gran Premio d’Ungheria da Romain Grosjean, rivelò che l’incidente dell’anno precedente fu scatenato volontariamente per far entrare la Safety Car e far vincere Alonso.

Gli anni in Ferrari

Nel 2010, dopo voci sempre più insistenti, Fernando Alonso ufficializzò il passaggio in Ferrari. Proprio quell’anno lottò con Sebastian Vettel (allora pilota della Red Bull) per il titolo mondiale, perdendo all’ultima gara soltanto per 4 punti a causa di un errore di valutazione da parte del muretto. Vettel chiuse con 256 punti, Alonso con 252.

L’anno successivo fu condizionato da una Ferrari in evidenti difficoltà tecniche. Il dominio fu ancora una volta di Sebastian Vettel, che chiuse con 392 punti (ben 120 punti di vantaggio su Jenson Button, secondo classificato). Alonso chiuse al quarto posto con 257 punti, uno in meno rispetto al terzo classificato Mark Webber, ricevendo elogi per i risultati. Lo spagnolo infatti conquistò 10 podi e una vittoria, rendendo competitiva anche una vettura con evidenti errori nella progettazione.

La stagione 2012 per molti è la migliore mai disputata da Fernando Alonso, che a fine anno fu eletto dai team principal miglior pilota. Ancora una volta la vettura fu poco competitiva, ma i risultati non mancarono: in Malesia, dopo una lotta fino all’ultimo giro con il messicano Sergio Perez, vinse ricevendo i complimenti in radio da un commosso Andrea Stella, suo ingegnere di pista, che la definì “la sua vittoria più bella“. Alonso chiuse al secondo posto in classifica, a soli 3 punti da Sebastian Vettel.

Nel 2013 arrivo ancora una volta il secondo posto in classifica iridata, alle spalle di Sebastian Vettel che si laureò campione del mondo per la quarta volta di fila. Alonso chiuse la stagione con 242 punti, ottenendo in totale 9 podi di cui 2 vittorie (in Cina e Spagna), 5 secondi posti e due terzi posti. Fu l’inizio della fine del sogno mondiale con la Rossa di Maranello.

Nel 2014 infatti, con il cambio regolamentare e l’introduzione delle power unit turbo-ibride, la F14-T si rivelò poco competitiva e l’annata fu fallimentare. Alonso ottenne solo due podi, arrivando terzo in Cina e secondo in Ungheria. Il rapporto con Ferrari si interruppe al termine della stagione.

Il ritorno in McLaren e il ritiro

Nel 2015 McLaren, dopo aver annunciato il cambio di fornitura della power unit da Mercedes a Honda, annunciò anche l’ingaggio di Fernando Alonso come pilota titolare. Il ritorno non fu assolutamente dei migliori, anzi, la vettura si dimostrò poco competitiva e la power unit poco affidabile. In un celebre team radio, il pilota asturiano definì la power unit nipponica “GP2 engine“, paragonandola al motore della serie cadetta GP2 Series (oggi nota come Formula 2).

L’agonia andò avanti fino al 2018, anno in cui malgrado il cambio di fornitore da Honda a Renault la vettura continuò a dimostrarsi poco competitiva. Alonso chiuse la sua avventura in F1 al termine di quella stagione, restando però legato al team come collaudatore e consigliere per il 2019.

Il ritorno in Alpine

Nel 2021, dopo le parentesi in Indycar (dove ha preso parte per tre volte alla storica 500 miglia di Indianapolis), nell’IMSA (con due partecipazioni e una vittoria alla 24h di Daytona), nel WEC (dove con Toyota ha inanellato successi alla storica 24h di Le Mans e titoli mondiali) e al rally Dakar (chiuso al tredicesimo posto nel 2020) annunciò il suo ritorno in F1 al volante della Alpine, team francese di proprietà della Renault.

Al GP del Qatar, sul circuito di Lusail, conquistò il suo primo podio dopo 7 anni, arrivando terzo alle spalle di Lewis Hamilton e Max Verstappen. Il team decise di rinnovargli il contratto per la stagione 2022, nel corso della quale ha ottenuto diversi piazzamenti a punti e, in qualifica, la seconda posizione al GP del Canada.

Finisce così l’avventura in Alpine di Fernando Alonso, che festeggerà il suo 42esimo compleanno al volante della Aston Martin. Il contratto pluriennale lo rende il più anziano pilota in griglia di partenza e il più longevo in Formula 1. Chissà quanto ancora potrà durare l’avventura di questo straordinario veterano del motorsport.