Fair Play Finanziario Uefa nuove regole

Fair Play Finanziario UEFA, club alla ricerca di una maggiore sostenibilità

Il 7 aprile 2022 potrebbe essere un punto di ripartenza per il mondo del calcio, quello europeo nello specifico. In quella data, infatti, si è svolta una riunione di fondamentale importanza a Nyon che ha visto come protagonista il Comitato Esecutivo della Uefa. Dopo l’incontro si è giunti a delle conclusioni che potrebbero risultare innovative e decisive per il futuro: sostituzione del Financial Fair Play (FFP) e nuovi provvedimenti in vigore dallo scorso giugno, ma che inizieranno a produrre i loro effetti gradualmente ed entro il 2025/26.

Ma cosa è stato l’FFP e cosa prevedono le prossime regole?

Il Fair Play Finanziario in poche battute

Introdotto nell’ormai lontano 2011 il Fair Play Finanziario prevedeva una serie di direttive che in un certo qual modo accompagnassero i club europei verso una maggiore regolamentazione ed un migliore bilanciamento dei sistemi finanziari societari. In semplicissime parole regole che livellassero eventuali eccessivi indebitamenti (ad esempio colpi di mercato super costosi) che potessero dunque gravare sulle casse e la sopravvivenza della società in questione.

L’FFP ha dunque rappresentato una limitazione alle eventuali spese onerose, ed ha avuto anche secondi fini impliciti (ma non troppo): maggiore sostenibilità per le casse delle squadre e possibilità di sviluppo e investimento nei settori giovanili. Sistema probabilmente vetusto e macchinoso, ha visto incappare in debiti milionari moltissime società, nonostante le sanzioni previste in caso di mancato rispetto delle regole. Manchester City, PSG, Inter, Roma e tante altre, tra cui anche il Milan. Le casse dei rossoneri per diverso tempo non hanno sorriso e le violazioni dei parametri stavano per far escludere i diavoli dall’Europa League nella stagione 2018/19; decisivo in quel caso fu l’intervento del Tas di Losanna.

Le nuove regole

L’arrivo del Covid insieme all’aumento spropositato delle cifre dei cartellini dei giocatori, hanno portato al collasso di molti corpi societari probabilmente già da tempo scheletri a causa dei debiti. Per ovviare quindi a questi problemi e che tantissime società cadessero in fallimenti, il 7 aprile di quest’anno si è deciso di cambiare.

I club potranno avere delle perdite fino a 60 milioni di euro in tre anni rispetto ai 30 previsti prima; interessante sicuramente l’introduzione di una sorta di salary cap (cifra massima prevista per il pagamento degli stipendi) rivisitata e riadattata al mondo del calcio. Le società avranno dunque un tetto massimo entro il 2025/26 equivalente al 70% delle entrate del club, per pagare giocatori, personale, trasferimenti e agenti.

Insomma delle normative innovative che inizieranno a produrre i propri effetti nei prossimi 10-15 anni; dovrebbero essere efficienti a tal punto da svecchiare il precedente sistema, consentendo anche a piccole società di costruire ottimi organici. La speranza specialmente per il calcio italiano, è quella di vedere uno sviluppo dei settori giovanili con l’arrivo di queste nuove regole: sempre poco considerati, sempre troppo sottovalutati vista la predilezione a faraonici colpi di mercato.