È ormai nota la sonora bocciatura della Corte Costituzionale, lo scorso 15 febbraio, della proposta riguardo il referendum abrogativo di alcuni commi dell’articolo 579 del Codice penale in riferimento all’omicidio del consenziente, anche conosciuto come eutanasia legale.
Le dichiarazioni della Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale si compone di quindici giudici i quali vengono nominati dal Presidente della Repubblica, dal Parlamento e dalle supreme magistrature. Questa Corte ha il compito di giudicare la legittimità e l’ammissibilità delle proposte o delle leggi in riferimento alla Costituzione. L’attuale Presidente della Corte è Giuliano Amato, il quale, dopo la bocciatura, in conferenza stampa ha dichiarato: “queste persone -riferendosi al milione e 240 mila firmatari- si sono orientate a favore di questo referendum, pensando che fosse un referendum che riguardava le persone che soffrono, mentre è un referendum che apre l’immunità penale a chiunque uccide qualcun altro con consenso di questo qualcun altro, che sia persona che soffre o no. Questo è ingiusto.”
Nel corso della conferenza ha suggerito di ridimensionare i termini dell’eutanasia, limitandola a persone che soffrono e per quelle categorie di persone per cui è stato ammesso il suicidio assistito. Il Presidente ha inoltre rimesso nuovamente la questione al Parlamento affermando che, qualora si decidesse di legiferare a riguardo, la questione potrebbe rimettersi alla corte costituzionale per un giudizio di legittimità in riferimento a un emendamento dell’articolo 579 che vada a depenalizzare l’eutanasia, come è accaduto in passato con l’articolo 580 sul suicidio assistito.
Se si tiene fede alle parole di Amato la causa della bocciatura sarebbe l’ampiezza delle categorie che potrebbero ricorrere all’eutanasia e la mancata accortezza nei confronti del diritto costituzionale alla vita, ma al momento purtroppo la sentenza ufficiale non è ancora stata pubblicata e di conseguenza si deve porre necessariamente fiducia in queste parole.
La risposta delle associazioni
La risposta delle associazioni è stata molto dura: la Corte è stata accusata di non aver analizzato con attenzione il testo presentato ma di essersi concentrata sulle card informative che circolavano e che sostanzialmente ci sia stata una cattiva interpretazione del testo -dati anche gli esempi che lo stesso Amato ha compiuto. Dalle successive interviste di Marco Cappato emerge l’amarezza nei confronti della bocciatura e la promessa di mettere nuovamente in discussione l’eutanasia legale al fine di poter concedere a tutti coloro che ne hanno bisogno il diritto di fine vita.
Nonostante la bocciatura, l’associazione promotrice ha deciso di non fermarsi, ammettendo le numerose difficoltà, si ripropone lo stesso obiettivo. Niente verrà lasciato intentato, dalle disobbedienze civili ai ricorsi giudiziari. Inoltre, a Varsavia nel mese di Marzo ci svolgerà il Congresso del Movimento paneuropeo Eumans per aprire un fronte europeo alle iniziative di libertà di scelte di fine vita e l’abrogazione delle norme proibizioniste a livello europeo, perché non bisogna dimenticare che l’Italia non è la sola a vietare l’eutanasia attiva.