Incredibile, ma vero, che esista un calciomercato anche all’interno delle nazionali di calcio, composto da calciatori dalle mutabili cittadinanze e da convocazioni mancate.
Questi intrighi di mercato sono sicuramente meno frequenti e più rari rispetto alle solite finestre estive ed invernali dedicate ai club ma risultano curiose per addetti e non.
Per quanto riguarda Euro2020 il caso più fresco è quello del difensore del Manchester City Aymeric Laporte, il quale nonostante le innegabili doti difensive non ha mai avuto l’occasione per confrontarsi con la nazionale maggiore francese in partite ufficiali.
Nonostante le convocazioni non fossero mancate, Laporte si fermò solamente alla nazionale under 21, di cui è stato capitano.
Il ventisettenne ha successivamente ricevuto la chiamata dalla Spagna di Luis Enrique giocando in amichevole contro il Portogallo. Il motivo per cui questo sia stato possibile è una curiosità nota ai più esperti.
Laporte prima di trasferirsi in Inghilterra a Manchester, è cresciuto ed esploso calcisticamente sotto l’ombra di Bilbao, facendosi riconoscere oltre che per il talento, anche per essere stato uno dei primi casi di giocatori non direttamente baschi ad essere stati tesserati dall’Atletic Club, squadra nota per la sua storia e tradizione di giocatori solo della propria regione autonoma.
Anche nella nazionale azzurra non sono mancati casi di questo genere come l’ex centrocampista campione d’europa Thiago Motta, che preferì la maglia dell’Italia rispetto alla verde-oro brasiliana; esattamente come Jorginho attualmente in forza al Chelsea, nato in Brasile ma con origini vicentine.
Spesso coloro che decidono di rappresentare una nazione diversa da quella che ci si aspetta che rappresentino, non vengono visti di buon occhio.
Vengono frequentemente giudicati come opportunisti, poiché non è raro che la scelta sia dettata dalle speranze di titolarità in una formazione piuttosto che un’altra, sfruttando così le doppie cittadinanze.
In altri casi invece i cosiddetti ‘oriundi’ vengono discriminati da quei tifosi che fanno della cittadinanza un campo di battaglia estremamente politico.
La Francia, detentrice dell’ultimo mondiale, rappresenta l’esempio più lampante di integrazione culturale e calcistica di questo delicato argomento.
‘Les Blues’ dispongono di svariati talenti aventi origini perlopiù nell’Africa francofona, generando polemiche sulla correttezza di tali convocazioni, perdendo di vista valori come l’attaccamento alla propria nazione, la dedizione e l’impegno, i quali non dipendono dal luogo di nascita o dalle differenze etnico-geografiche, ma sono dimostrabili nei 90 minuti all’interno del rettangolo di gioco.