Echo Chamber: I bias confermativi della società eccezionalistica

Nella società odierna, del capitalismo sociale, della massima espressione del narcisismo dell’eccezionalismo, in cui, come diceva Andy Warhol “Nel futuro ognuno di noi sarà famoso al mondo per 15 minuti”, siamo alla costante ricerca di celebrità, dell’essere eccezionali con i nostri post o in ancora meno di 15 minuti solamente in 15 secondi di stories in cui esprimiamo noi stessi e i nostri stati d’animo.

Questa spasmodica volontà di essere sotto un riflettore alimenta però quella che viene definita come Camera dell’Eco o Echo-Chamber. Le Echo Chamber riguardano le condizioni sui media digitali che portano alla creazione di uno stato di isolamento ideologico degli individui Tutto ciò è generato essenzialmente dalla risonanza di notizie e post che hanno una natura confermativa delle proprie convinzioni.

(Dis)informazione, bias confermativi e dati

È ormai di dominio pubblico, infatti, come ad oggi l’informazione digitale sia caratterizzata da una sovrabbondanza di fonti, attendibili e non. Ciò da un lato alimenta il senso democratico della conoscenza; dall’altro favorisce i bias confermativi e la propria Echo Chamber, assolutista e tendenzialmente chiusa.

I bias confermativi o pregiudizi, per il digitale algoritmici, riguardano il percorso veloce che il nostro cervello utilizza per trarre delle conclusioni basandosi sulle proprie esperienze di vita. Così come il cervello, gli algoritmi utilizzano più dati per fornirci le informazioni di cui veniamo a conoscenza online. Ognuno di noi tramite i propri device lascia quotidianamente una moltitudine di “briciole di pane” che sono il vero e proprio alimento degli algoritmi, in questo modo loro apprendono su di noi, sulle nostre preferenze. Così facendo, un po’ come nella favola dei fratelli Grimm, siamo costantemente bombardati dalle informazioni che non fanno altro che avvalorare le nostre tesi e i nostri pregiudizi.

I nostri feed sono pieni di informazioni di vario genere, dalla politica al video dei gattini, dà consigli di viaggio a quelli relazionali. Ogni volta che avviene l’interazione con altri utenti gli algoritmi registrano e comprendono cosa in realtà potrebbe farci stare bene, cosa vogliamo sostanzialmente sentirci dire e soprattutto cosa stiamo cercando. Arrivando così alla conferma delle nostre tesi e creando la cosiddetta Bolla di Filtraggio, ossia la personalizzazione dei risultati di ricerche, una vera e propria customizzazione dell’informazione. Questa modalità non fa altro che confermare i nostri pregiudizi e i bias algoritmici: la vera incognita del nostro futuro rispetto all’affidabilità dell’intelligenza artificiale.

La questione dell’etica dei dati e l’Unione Europea

Ricordiamoci sempre che gli algoritmi sono progettati dall’uomo, persone che come noi vivono la propria esistenza e hanno a livello inconscio i propri pregiudizi. Su questo l’Unione Europea si è interrogata e si è giunti alla conclusione che è necessario mettere in guardia gli utenti rispetto alla “discriminazione sociale” causata dagli algoritmi, una discriminazione sistematica e ingiusta, ad esempio sui temi di razzismo e sessismo. Questo pregiudizio è stato affrontato solo di recente in quadri giuridici, come il regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione Europea del 2018. Bisognerebbe interrogarsi e trovare soluzioni pratiche alla questione dell’etica dei dati. Infatti, è stato realizzato un vero e proprio Codice Etico secondo cui l’intelligenza artificiale non dovrà mai danneggiare la dignità, la sicurezza fisica, psicologica e finanziaria degli esseri umani, degli animali e della natura.

Narcisismo o libertà?

In conclusione, sembrerebbe impossibile avere un feed “democratico”, non esiste un trucco ma si possono adottare piccoli escamotage per cercare di rimanere nell’informazione reale e attendibile, come ad esempio seguire testate verificate e confrontare le notizie tra le varie fonti. Per quanto riguarda il dilemma dell’eccezionalismo, narcisismo o libertà, questo rimarrà la grande incognita forse regolamentata dal Codice Etico dell’Unione Europea ma sta a noi utenti riuscire a prendere coscienza della vetrina in cui ci esponiamo quotidianamente e dei rischi che corriamo.