Oggi si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1993. Quest’anno il tema è dedicato sull’importanza dell’acqua dolce e sul come supportare la gestione sostenibile delle scarse risorse, affrontando la crisi idrica globale.
E se la soluzione per questo problema fosse proprio quello di usare l’acqua di mare trasformandola in acqua dolce tramite i dissalatori?
Secondo l’OMS, entro il 2025, metà della popolazione mondiale vivrà in aree sottoposte a stress idrico. Una possibile soluzione per risolvere questo problema potrebbe essere quella di dissalare l’acqua marina rendendola dolce. Nei giorni scorsi il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha dichiarato come: “Bisogna intensificare il contrasto alla siccità, tramite la creazione di nuovi invasi, il potenziamento dell’attuale rete idrica e l’introduzione di nuovi e più potenti dissalatori”.
Ma cosa sono i dissalatori?
Sono degli impianti dove viene effettuata la dissalazione, ovvero un processo che permette di ridurre o eliminare totalmente i sali presenti all’interno dell’acqua di mare o salmastra, rendendola potabile o adatta a scopi agricoli e industriali.
Quanto costa desalinizzare l’acqua? Il costo dell’acqua desalinizzata si attesta sui 2-3 euro al metro cubo (un metro cubo corrisponde mille litri), contro un prezzo medio in Italia di 1,35€
Per quanto riguarda invece il costo degli impianti questo varia a secondo della tipologia. Quello di Dubai, uno fra i più grandi al mondo, ha avuto un costo di 3,5 miliardi di euro.
I pro e i contro
Un fattore positivo riguarda i vantaggi ambientali della dissalazione in termini di sostenibilità nel lungo periodo. Altro fattore importante è quello legato all’approvvigionamento idrico nelle isole. Investimenti in questo ambito potrebbero contribuire a fronteggiare la scarsità idrica.
I punti critici del processo sono invece gli elevati consumi energetici e lo smaltimento dei residui.
I dissalatori nel resto del mondo
Secondo i dati dell’USGS, i principali utilizzatori di acqua dissalata al mondo sono i Paesi mediorientali come Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Bahrain: si tratta del 70% della capacità totale globale. Un altro 6% circa lo si ritrova nei Paesi nordafricani come Libia e Algeria. Anche gli USA ne fanno ampio uso, in particolare in California e Florida.
La situazione in Italia
Secondo il gruppo WeBuild all’Italia servirebbero almeno 16 desalinizzatori: questo ci consentirebbe di far fronte alle emergenze e necessità, soprattutto in alcuni periodi dell’anno. Con un investimento di circa 3 miliardi potremo produrre 1,6 miliardi di metri cubi d’acqua dolce al giorno. Invece, se volessimo coprire il fabbisogno complessivo annuale ne dovremmo costruire una ottantina.
La produzione di acqua dissalata in Italia rappresenta soltanto lo 0,1% del prelievo di acqua dolce, per un totale di 400 milioni di metri cubi d’acqua, con lo sviluppo dei dissalatori che è stato finora limitato a impianti di dimensioni medio-piccole. A complicare ancora di più la questione è la legge “SalvaMare”, entrata in vigore a Giugno 2022, dove si legge nel testo che la costruzione di nuovi impianti è ammissibile solo in situazioni di comprovata carenza idrica e in assenza di alternative.