Il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi si è dimesso poco dopo le ore 10 di oggi. Dopo circa 523 giorni, il terzo Governo della XVIII legislatura dopo il Conte I e il Conte II, è giunto a conclusione.
Cosa succederà adesso?
Il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, ha spiegato in un video che “il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il presidente del Consiglio dei ministri, professor Mario Draghi, il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del Governo da lui presieduto”.
“Il presidente della Repubblica ne ha preso atto – ha concluso Zampetti nel video – il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti“.
Mattarella, sentiti i presidenti di Camera e Senato, sciolgierà le Camere. Il Governo, nel frattempo, continuerà con le attività correnti, mantenendo la possibilità di emanare decreti legge e assolvere agli obblighi comunitari, seppur con poteri più limitati.
Il Presidente del Consiglio, infatti, parteciperà ai prossimi summit internazionali, continuando a rappresentare l’Italia fino a che non sarà designato il suo successore.
In caso di emergenza economica, energetica o sanitaria, il Governo dimissionario sarà autorizzato a emanare decreti che tuttavia, come tutti i provvedimenti d’urgenza, andranno convertiti in legge entro 60 giorni.
Il voto
Ancora non è chiara la data in cui si andarà alle urne, la Costituzione prevede che le elezioni si indicano con decreto del Governo entro 70 giorni dopo lo scioglimento delle Camere. La prima data utile dovrebbe però essere il 25 settembre, che però coincide con la vigilia del capodanno ebraico: solo una volta si votò durante una festività, nel 1994, quando Silvio Berlusconi vinse le elezioni.
È possibile che per consentire alle persone di religione ebraica di festeggiare il capodanno ebraico la data delle elezioni si estenda di un giorno, in tal caso si voterebbe anche il 26 settembre.