Quando si parla di ricavi associati allo sport, spesso si fa riferimento a decine di milioni di euro guadagnati da coloro che sono al top del proprio sport, basti pensare a Cristiano Ronaldo per il calcio, LeBron James per il basket o Roger Federer per il tennis.
Invece, quando si tratta di atlete donne al top nel loro sport, notiamo come i ricavi scendano in modo vertiginosa.
Sue Bird, cestista delle Seattle Storm, franchigia della WNBA (Women’s National Basketball Association), il campionato professionistico femminile degli Stati Uniti. Vincitrice di 4 Campionati WNBA e 5 volte medaglia olimpica con la nazionale degli States, guadagna all’ incirca 230.000 mila dollari l’anno.
La sua controparte maschile, LeBron James, pur avendo un palmares molto simile guadagna circa 37 milioni di dollari all’anno, ovvero 166 volte il guadagno di Sue Bird.
Stesso discorso vale per il tennis, dove la N.1 al mondo Naomi Osaka guadagna 37 milioni di dollari l’anno, mentre il N.1 al mondo maschile Federer circa 70 milioni in più. Ciò accade nonostante siano entrambi numeri uno al mondo e nonostante la popolarità di Osaka vada anche oltre il solo contesto sportivo poiché spesso tratta di tematiche sociali o politiche.
LO SPORT È UN SETTORE DOMINATO DAGLI UOMINI?
Lo sport è tradizionalmente un settore dominato dagli uomini e i progressi compiuti nella parità di genere in questo campo sono frenati dalle concezioni sociali di femminilità e mascolinità, che spesso associano lo sport a caratteristi- che maschili quali la forza fisica e la resistenza, la velocità e uno spirito molto combattivo, se non addirittura aggressivo. Le donne che si impegnano nello sport rischiano spesso di essere tacciate di mascolinità, e gli uomini di poca virilità qualora non si interessino allo sport.
Gli stereotipi di genere prevalenti influenzano la partecipazione delle donne non solo nei processi decisionali delle organizzazioni sportive, ma anche nella pratica sportiva.
Questi stereotipi vengono rafforzati dai media dove spesso le atlete vengono sessualizzate: si tende a rappresentarle in un modo che contribuisce a mettere in secondo piano i risultati ottenuti nello sport, dando risalto alla “femminilità” e all’attrazione sessuale, e non alla forza e alle capacità.
DISPARITÀ SALIARIALE NELLO SPORT: LA RIVOLUZIONE LENTA
In questi anni, però, le cose stanno lentamente cambiando, sia nella società che nei diversi sport.
Emblematico è il caso della Nazionale di calcio USA, dove le calciatrici hanno in corso un contenzioso giudiziario con la loro federazione davanti alla Equal Opportunity Employment Commission perché sostengono di essere vittime di discriminazione di genere dal momento che i colleghi maschi – che vincono molto meno di loro – sono più pagati ed hanno bonus partita che arrivano ad essere oltre dieci volte quelli percepiti dalle loro colleghe.
Diverse federazioni sportive stanno adottando misure per diminuire questa disuguaglianza tra uomini e donne, ma ad oggi siamo ancora lontani dalla parità. Questo anche a causa della mancanza di investimenti nei diversi sport femminili che ancora una volta rispecchiano l’incapacità e la non volontà di equiparare donne e uomini.