Ormai è crisi di Governo. Nella sera del 13 luglio, il presidente del M5S Giuseppe Conte, durante l’assemblea dei gruppi parlamentari pentastellati, ha annunciato l’astensione dei propri parlamentari al voto di fiducia sul decreto. Questa mossa da parte del leader del MoVimento 5 Stelle non è un fulmine a ciel sereno, considerate le recenti discussioni tra l’ex premier e Mario Draghi.
In primis, secondo il sociologo Domenico De Masi Draghi avrebbe parlato con Beppe Grillo circa uno spodestamento di Conte dal ruolo di capo del movimento – notizia poi prontamente smentita da Palazzo Chigi. L’insofferenza da parte dell’ex forza politica più rappresentata in Parlamento è arrivata al punto di far tornare Draghi anticipatamente dal vertice Nato in Spagna, svolto nelle scorse settimane.
Lo stesso Conte ha fornito una lista di 9 punti fondamentali su cui il Governo avrebbe dovuto insistere, tra cui il reddito di cittadinanza, il cashback e la transizione ecologica. In seguito all’ ‘Aventino‘ dei Cinque Stelle, Draghi si è confrontato con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e, alle 18.48, ha annunciato le proprie dimissioni dal ruolo di Presidente del Consiglio dei Ministri.
La crisi di Governo apre diversi scenari possibili
In anticipo rispetto alla notizia delle dimissioni, tra i giornali più blasonati è circolata voce sul possibile inserimento di un Governo guidato dal Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, per cui Massimo D’Alema avrebbe già sondato le possibili risposte sia da parte della Lega che da parte del M5S. L’intenzione potrebbe essere quella di cercare una figura super partes come lo è Draghi, con la volontà di creare un governo balneare per adempiere ai compiti del PNRR e concludersi con le elezioni in primavera.
Quello a cui molti auspicano, in particolare all’interno del partito di Giorgia Meloni – come dichiarato da quest’ultima via social – è che questa esperienza di governo sia l’ultima dell’attuale legislatura, per portare gli italiani al voto anticipato a ottobre. Qualora si andasse al voto, il centrodestra potrebbe avere un vantaggio notevole sugli avversari politici che, visti gli sviluppi, non proseguiranno la collaborazione nata con il Conte II.
Un Draghi bis ancora da definire: ecco cosa può succedere
Le ultime possibilità di questo esecutivo di rimanere in piedi sono rimandate al prossimo mercoledì 20 luglio, giorno in cui Draghi ha annunciato di voler comunicare le dimissioni alle Camere. Questo spazio temporale di poco meno di una settimana potrà servire alle forze di maggioranza, ed in particolare al MoVimento 5 stelle, per limare le distanze e capire se un Draghi bis sarà fattibile.
Tale scenario potrebbe presentarsi sia con le stesse forze di maggioranza – venendo incontro alle esigenze del MoVimento – sia senza i pentastellati – soluzione poco gradita dallo stesso Premier dimissionario vista la presenza dei grillini alla nascita dell’esecutivo. Attualmente la scelta è stata rimandata al Parlamento da Mattarella, il quale ha rifiutato le dimissioni dell’ex governatore della Banca D’Italia, confidando in una soluzione che porti al naturale termine della legislatura.