Corso di “Crisi eco-sociale”, dal 2024 obbligatorio all’Università di Barcellona

Dal 2024 l’Università di Barcellona introdurrà nel piano di studi il corso di “Crisi eco-sociale, obbligatorio per studenti e staff di tutte le facoltà dell’ateneo. Il corso combinerà gli aspetti sociali e ambientali della crisi climatica, strettamente interconnessi. Il corso varrà 5 crediti obbligatori e sarà prorogato per un periodo di quattro anni. Un comitato di esperti e accademici si riunirà per discutere del contenuto e per individuare le figure adatte alla nuova Cattedra.

Le proteste per il clima da parte di giovani studenti non si arrestano, anzi proseguono con dimostrazioni in un sempre maggior numero di città europee e non. La decisione è stata presa per andare incontro alle esigenze degli attivisti dell’organizzazione End Fossil Barcellona, che hanno portato avanti un’occupazione dell’edificio storico dell’università catalana della durata di sette giorni, in concomitanza del vertice della COP27 in Egitto. La protesta verteva sullo smantellamento dell’industria di combustibili fossili e sulla necessità di una transizione ecologica in tutti i paesi.

“È necessario riconoscere il cambio di paradigma dell’istruzione universitaria. L’occupazione mostra chiaramente un cambiamento culturale: oggi gli studenti manifestanti non possono essere semplicemente cacciati fuori, perché siamo coscienti del fatto che hanno ragione e per questo la società li supporta”.

Federico Demaria, docente di economia all’Università di Barcellona

L’obbligatorietà del corso sul clima era solo uno dei punti delle richieste avanzate dall’organizzazione End Fossil Barcellona, il cui obiettivo è il raggiungimento di una “giustizia climatica”. L’Università ha ammesso una limitata capacità di azione per quanto riguarda invece lo svincolamento dai finanziamenti provenienti da imprese di combustibili fossili.

Il Summit per il clima è finito nel mirino delle critiche di ambientalisti e attivisti per i diritti sociali. Nessun Paese sta rispettando gli impegni in tema di salvaguardia climatica e, a riprova di questo interesse solo di facciata, almeno 40 jet privati sono stati utilizzati dai leader mondiali per giungere a Sharm el-Sheikh, la capitale che ha ospitato il vertice. Inoltre, i Presidenti di Russia, Cina e Brasile non hanno partecipato, nonostante rivestano un ruolo cardine nella lotta ai cambiamenti climatici in quanto rappresentanti di Paesi con un’impronta ecologica dalle conseguenze di portata mondiale.

Nel mirino delle critiche anche lo sponsor dell’evento, Coca Cola, una delle aziende internazionalmente più diffuse, conosciute e inquinanti, per questo motivo accusata di greenwashing (Fonte: Climate Change Performance Index 2023).

“Interrompiamo le attività scolastiche e universitarie perché non possiamo continuare a fingere che la normalità vada bene: il nostro dovere come giovani è lottare”

Attivisti di End Fossil Barcellona

L’organizzazione End Fossil Barcellona, seppur come compromesso, ha ottenuto l’approvazione del corso con il fine di educare studenti e studentesse di tutte le facoltà sul tema della crisi climatica. L’obbligatorietà dell’insegnamento è un fatto unico, e fornisce un chiaro segnale sul fatto che la crisi climatica sia un tema che dovrà essere imprescindibilmente affrontato in ottica futura. Eppure, non può che sorgere spontanea una domanda: educazione ambientale e sociale possono essere considerate sufficienti nella lotta all’emergenza climatica se gli accordi internazionali per contrastare l’inquinamento vengono puntualmente sottoscritti solo per essere disattesi?