Contagi Friuli covid

Covid, il Friuli è la regione con più casi

L’incidenza settimanale dei casi nel Friuli ha superato la soglia di allerta fissata dal ministero della Salute. Essa è alta in particolare nella provincia di Trieste, dove nell’ultima settimana sono stati trovati oltre 700 casi ogni 100mila persone. In generale si parla di 289 casi ogni 100mila abitanti. L’unico fattore rimasto al di sotto della soglia minima è la percentuale dei posti letto in area non critica. Essa è occupata dai pazienti COVID-19 con una cifra del 14,8 per cento

Andrea Costa, sottosegretario alla salute, parla così riguardo ad un eventuale passaggio in zona gialla: “No, dai dati al momento la situazione è sotto controllo, non ci dovrebbero essere cambiamenti“. La decisione definitiva sarà presa oggi dalla cabina di regia. Analizzerà gli indicatori e valuterà l’introduzione di nuove restrizioni.

Secondo un infermiere del 118 di Trieste, Andrea Uliana: “Quelli che dobbiamo ospedalizzare sono tra i 40 e i 60 anni, quasi tutti non vaccinati. In alcuni casi pazienti con comorbidità come diabete o cardiopatie, in altri casi sono sani, hanno febbre e dispnea. Gli anziani chiedono aiuto, ma grazie al vaccino non sviluppano la malattia in forma grave e li assistiamo a casa insieme alle Usca“. 

Francesca Fratianni, responsabile sanità per la Fp Cgil di Trieste e Gorizia, parla delle difficoltà riguardanti i soccorritori: “Chi arriva al pronto soccorso dell’ospedale Cattinara non vede una sola barella, non ce ne sono. Tutte già dentro, tutte già occupate. Il problema è che manca il personale specializzato, che ha bisogno di 12 mesi di formazione, e intanto perdiamo anestesisti che tra stress e turni di 12 ore hanno deciso di lasciare e passare al privato. Quattro negli ultimi sei mesi“.

Altra problematica riguarda il flusso di lavoratori sloveni che passano per la frontiera. Sarebbero 15 mila persone circa ogni giorno, ma la Slovenia conta poco più del 50 per cento di vaccinati. Si vorrebbero quindi creare restrizioni per persone senza vaccino, come afferma la Regione, in modo da “mettere in sicurezza sia il sistema sanitario, sia le attività economiche e sociali, e anche per anticipare eventuali scenari di criticità“.