Lina Wertmuller

Cinema in lutto, addio a Lina Wertmuller

La scorsa notte è morta a Roma la nota regista italiana Lina Wertmuller. La notizia è arrivata direttamente dal sindaco di Roma Gualtieri tramite Twitter: “Con Lina Wertmüller se ne va una leggenda del cinema italiano, una grande regista che ha realizzato film densi di ironia e intelligenza, la prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia. Roma le darà l’ultimo saluto allestendo la camera ardente in Campidoglio”.

L’esordio come regista avviene nel 1963 con il film “I basilischi” vincendo la Vela d’argento. Nel 1968 crea “Il mio corpo per un poker”, western all’italiana con Elsa Martinelli. Ma è nel 1972 che avviene il suo primo successo importante con “Mimì metallurgico ferito nell’onore” con Giancarlo Giannini. Tutto il periodo degli anni ’70 vede la nascita di tanti altri film di successo come “Film d’amore e d’anarchia”, “Tutto a posto e niente in ordine”, “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”.

Negli anni ’80 la Wertmuller si distacca dalle tematiche precedenti per accentuare temi storici e politici. “La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia” e “Fatto di sangue tra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici” ne sono un esempio lampante. In questi casi si può notare la sua predilezione per i titoli estremamente lunghi

Negli anni ’90 ha continuato ad avere successo provando ad inserire nei suoi film attori che decide di trasformare secondo il proprio gusto. È il caso di Sophia Loren e Paolo Villaggio rispettivamente in “Sabato, domenica e lunedì” e “Io speriamo che me la cavo”.

Con Pasqualino Settebellezze si candida nel 1977 a 3 Premi Oscar. Così è diventata la prima donna ad essere candidata alla vittoria di questo premio come regista. A seguirla saranno Jane Campion, Sofia Coppola, Kathryn Bigelow, Emerald Fennell e Chloé Zhao.

Verrà ricordata per la grande ironia e intelligenza ma anche per “il suo provocatorio scardinare con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa“. Così l’Academy si esprimeva quando ha dato alla regista il premio Oscar alla carriera.