Cina, ecco come Xi Jinping vuole passare alla storia

Cina, ecco come Xi Jinping vuole passare alla storia

Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”, queste erano le parole di George Orwell in riferimento alle esperienze totalitaristiche del suo secolo. Ciononostante, questi regimi non sono scomparsi in epoca moderna. Un esempio è la Repubblica Popolare Cinese, controllata dal 1949 dal Partito Comunista Cinese (PCC).

Si è concluso pochi giorni fa, l’11 novembre 2021, il sesto plenum del diciannovesimo comitato centrale del PCC – il cosiddetto “Conclave rosso” – che riunisce l’élite del partito. L’assemblea è durata quattro giorni e ha avuto lo scopo di produrre la “Risoluzione storica”, ossia un documento che andasse a plasmare – secondo le esigenze e i desideri del partito – gli ultimi cento anni della Repubblica.

Il documento de la “Risoluzione storica”

Questo tipo di documento è il terzo della storia cinese, ed eleva Xi Jinping allo stesso livello del “grande timoniere” Mao Zedung e di Deng Xiaoping, il padre delle riforme economiche. Così facendo, la storia gli ha affidato il compito di rendere la Cina una superpotenza del XXI secolo. Il comunicato di quattordici pagine che è stato prodotto elenca i risultati raggiunti dalla Nazione e il modus operandi riformatore del leader socialista cinese che lo porterà, forse, ad una terza rielezione nel 2022.

I successi di Xi Jinping e la situazione attuale

Appena ottenuto il potere, nel 2012, il leader cinese ha deciso di riformare il Paese per portarlo alla prosperità entro il 2021 e guidarlo verso la completa modernizzazione, entro il 2049.

Il “Sogno Cinese” – così viene chiamata la lunga opera di riforme – ha trasformato l’economia cinese: attraverso il rallentamento della crescita del PIL e un modello di esportazioni a basso costo con una produzione di maggiore qualità.

Sono celebri i principi guida ribaditi negli ultimi anni: “prosperità comune”, al fine di ridurre la disuguaglianza, il “nuovo concetto di sviluppo”, che ha preso il nome di strategia di doppia circolazione, eself-reliance”, l’autarchia tecnologica.

Inoltre, degna di nota è la campagna anti-corruzione avviata per eliminare gli avversari politici, accentrando il potere nelle mani dell’attuale leader.

Ciononostante, la situazione post-pandemia della Cina è ancora critica. Mentre l’Occidente si sta riprendendo, l’unico fattore di traino rimane l’export e l’unica soluzione per una vera ripresa consisterebbe nell’aumentare i consumi interni della Nazione cinese.

Xi Jinping e le differenze con i leader passati

Sono rilevanti le differenze con i vecchi leader del PCC. Quando Mao, dopo le riforme del 1945, dichiarò la costituzione della Repubblica nel 1949, lo fece per rompere con il passato. Analogamente, la parola d’ordine “discontinuità” è stata caratteristica anche di Deng. Quest’ultimo criticava gli errori di Mao e inaugurava il periodo di riforme economiche che avrebbe gettato le basi per rendere la Cina la Nazione che è oggi.

Al contrario dei suoi predecessori, la parola d’ordine di Xi Jinping è “continuità”. L’attuale leader non può negare che le riforme iniziate nel 1981 siano state di vitale importanza per rendere la Cina la superpotenza che vanta di essere, proiettata verso una dimensione internazionale. La Risoluzione storica festeggia proprio questo: la Cina come potenza globale.

Tra un anno ci sarà il Ventesimo Congresso del PCC, che decreterà quale ulteriore ruolo dovrà assumere Xi Jinping nella storia del partito qualora venisse rieletto. Per il momento il leader cinese si è assicurato un posto nei libri di storia al fianco dei colleghi storici, scongiurando la fine del regime comunista.

La bandiera cinese