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Chi invia più aiuti militari all’Ucraina? La classifica internazionale

Dopo più di due mesi dall’inizio dell’occupazione russa, la questione dell’invio di aiuti militari all’Ucraina continua a dividere l’opinione pubblica. Da un lato c’è chi lo reputa giusto, dall’altro c’è chi si dice preoccupato per gli effetti che tali aiuti potrebbero scatenare.

Per molti Paesi la corsa alla militarizzazione del popolo ucraino è scattata ancor prima del 24 febbraio, in un’ottica di solidarietà preventiva. A quei tempi, ad esempio, Italia e Germania si era dimostrati titubanti, a differenza di altri Stati europei che si sono mostrati convinti sin da subito.

Gli aiuti militari e le scelte della Germania

Della stessa Germania si è discusso molto, soprattutto negli ultimi giorni. Più di 122.000 persone hanno apposto la propria firma ad una lettera aperta, indirizzata al governo. In tale lettera si chiedeva, malgrado la condanna della condotta russa, di non inviare armi pesanti a Kiev. Tuttavia, in occasione dei festeggiamenti per il 1° Maggio, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato che non c’è più spazio per il pacifismo. Ciò segna una svolta storica nella politica militare del Paese, finora contrario all’invio di armi pesanti.

In precedenza, infatti, anche i vertici delle forze armate tedesche – in particolare l’ispettore generale Markus Laubenthal – si erano mostrati perplessi in merito all’invio di tali armamenti. Avevano affermato che la Germania non poteva permettersi di indebolire la propria capacità di difesa.

La posizione aveva suscitato il malumore di Volodymyr Zelensky e dell’ambasciatore ucraino in Germania, il quale non ha reputato credibili le giustificazioni fornite. Successivamente il governo di Berlino ha deciso di invertire la rotta. E definisce “cinica” l’ipotesi di negare l’invio di armi pesanti ad un popolo che ormai da più di due mesi lotta per difendere il proprio Paese dall’occupazione russa. Ad oggi, si stima che la spesa sia pari a 0,13 miliardi di dollari.

La situazione ad Est

Individuare con esattezza quali Stati stiano inviando più aiuti è difficile, soprattutto se si considera la riservatezza che molti di essi decidono di mantenere a riguardo. La Polonia, ad esempio, non ha mai confermato l’invio di determinate armi. Differentemente la Repubblica Ceca, secondo il Washington Post, è uno dei Paesi che sta aiutando di più Kiev senza nasconderlo.

In cima alla lista, inoltre, ci sono anche i Paesi Baltici. Data la vicinanza geografica, questi ultimi stanno incrementando moltissimo la propria spesa militare, sentendosi maggiormente minacciati dalla Russia.

Risulta che l’Estonia sia seconda solo agli USA, con una spesa pari a 0,24 miliardi di dollari, il doppio di quelli promessi dalla Francia, nonostante la sua economia sia 10 volte più piccola.

Gli Stati Uniti in testa

In merito agli Stati Uniti – che si confermano i maggiori fornitori di artiglieria ai militari ucraini con una spesa pari a 4,77 miliardi di dollari – il Congresso ha dato via libera alla legge che permette di velocizzare l’invio delle armi. Si tratta del provvedimento che invoca il Led-Lease Act del 1941, il quale permise agli USA di armare l’esercito britannico contro Adolf Hilter.

Oggi è dunque possibile fornire equipaggiamento militare a qualsiasi governo straniero la cui difesa venga considerata vitale per gli Stati Uniti. La valutazione sulla necessità di proteggere un governo, sempre secondo tale legge, spetterà al Presidente in carica. In sostanza, con tale provvedimento Joe Biden sarà in grado di valutare da solo se continuare ad armare – e in che modo – la resistenza ucraina.

La spesa in Italia e nel Regno Unito

Trai Paesi che tra il 24 febbraio e il 27 marzo hanno promesso il maggior numero di armi, ci sono anche il Regno Unito, con 0,22 miliardi di dollari, e l’Italia, con 0,16 miliardi di dollari.

Nel nostro Paese, peraltro, con il pretesto del conflitto in Ucraina, si sta discutendo dell’aumento della spesa militare. L’obiettivo è portarla al 2% del PIL, coerentemente a quanto richiesto dalla Nato.

La questione divide la maggioranza: inizialmente era stato proposto di arrivare a tale cifra entro il 2024, ma, soprattutto dopo la dura opposizione del Movimento 5 Stelle, sembra che l’incremento della spesa non ci avverrà prima del 2028.