Caos Dazn: è solo una questione di affari?

È solo una questione di affari” diceva Lord Cutler Beckett all’indirizzo di Jack Sparrow nella celebre saga cinematografica Pirati dei Caraibi. Il paragone è pressoché azzeccato con la piattaforma streaming Dazn, in quanto tra le principali preoccupazioni del suddetto antagonista vi era il contrastare il mondo della pirateria. Ovviamente, le dinamiche sono diverse e il concetto di pirateria ha abbandonato la sua accezione storica per tramutarsi in latrocinio perpetrato sotto l’apparenza della legalità.

Da una miccia lanciata dal Sole 24 Ore, Dazn avrebbe espresso l’intenzione di porre fine alla possibilità di vedere eventi in contemporanea su due dispositivi differenti, usufruendo dello stesso abbonamento. Una notizia che ha sconvolto il mondo mediatico, aprendo il sipario al cruento dibattito pubblico e che, alla luce dei continui disservizi, legittima anche la critica più dura. La scusante? Diminuire la pirateria. Eppure, sembra evidente che dietro questo alibi si nasconda un problema più urgente o, peggio, un trucco del mestiere.

Risale a quest’estate, infatti, l’accordo raggiunto per 840 milioni con la Lega Serie A per l’acquisizione dei diritti televisivi per il triennio 2021-2024. Sorge spontanea, dunque, una domanda: Dazn ha investito una cifra che non riesce a risanare con il numero di abbonamenti attualmente presenti? O è solo un motivo per accrescere il proprio guadagno economico?

LA LEGGE: MESCHINA CONTRADDIZIONE?

Senza dubbio si tratta di una mossa meschina e furba, in netta contrapposizione con quanto dichiarato nell’articolo 8.3 delle condizioni generali di utilizzo, il quale enuncia che: “L’abbonamento dà diritto all’utilizzo del Servizio DAZN su un massimo di due (2) dispositivi contemporaneamente. Ai sensi del precedente Articolo 8.1.2, l’utente accetta che i dati di login siano unici per lo stesso e non possano essere condivisi con altri”. D’altro canto, la legge prevede che per cambiare i contratti di questo tipo sia sufficiente dare un preavviso di almeno 30 giorni, entro i quali l’utente si ritrova con il contratto modificato se non comunica la disdetta del servizio.

Qualsiasi sia la verità, al posto di tutelare questo suo vantaggio, Dazn sembra remare contro il proprio punto di forza, creando malcontento e insoddisfazione in quella fetta di clientela che già dall’anno scorso ha scelto di sposare il servizio streaming. Sappiamo come quest’ultimo strizzi l’occhio alla tecnologia odierna, ma al tempo stesso può presentare gravi problemi per chi utilizza una connessione lenta.

In un mondo dominato dai soldi, l’opinione pubblica e la salvaguardia dell’utenza dovrebbero rappresentare il fulcro dell’attività aziendale: ciò che più ha spaventato, è stata la mancata risposta da parte della stessa piattaforma che nei primi giorni si è limitata ad assistere come spettatrice disinteressata al disastro mediatico di cui si è resa protagonista.

Una situazione che è sfuggita di mano, placatasi solo con l’intervento in prima persona del Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che, in un incontro con i vertici di Dazn, ha espresso il rifiuto al cambio di prospettiva. Una bella strigliata, seguita dall’invito di risolvere le criticità emerse negli ultimi mesi e dal “mea culpa” della piattaforma streaming nella nota che segue: “Fin dall’inizio del campionato di calcio di Serie A abbiamo constatato un considerevole incremento di comportamenti non corretti che non può essere ignorato. Tuttavia, nel rispetto di coloro che usano in modo corretto la condivisione e con l’obiettivo di tutelare l’interesse dei nostri abbonati, nessun cambio verrà introdotto nella stagione in corso…”

IL CONSUMATORE È SODDISFATTO?

Secondo un sondaggio svolto dal sito internet Youtrend in collaborazione con Altroconsumo, ben il 77% degli utenti Dazn ha dichiarato di aver avuto almeno un disservizio da inizio campionato. Tra i problemi più frequenti risultano: rallentamenti, trasmissioni in ritardo, bassa qualità dell’immagine e il blocco totale della visione. “Per far fronte a ciò” continua Youtrend Dazn ha attivato dei rimborsi; tuttavia, dalla nostra indagine emerge che meno di un utente su tre ha ricevuto una qualche compensazione per i disagi subiti”.

Una linea di pensiero che trova consenso anche nella ricerca condotta dall’agenzia di rilevazione Doxa: 8 clienti su 10 segnalano interruzioni nel servizio, tant’è che il 48% degli utenti è pronto a non rinnovare l’abbonamento e, ironia della sorte, a cercare metodi alternativi per seguire la Serie A.

Non si è fatta attendere, almeno in questo caso, la risposta di Dazn: “I dati in nostro possesso, rilevati attraverso il nostro customer service, presentano un quadro molto diverso e mostrano una costante e progressiva soddisfazione dei nostri utenti”. È chiara la presa di posizione volta a negare la realtà dei fatti. Ma di fronte a questi dati, non c’è da meravigliarsi se, al contrario delle apparenze, si provoca e si fomenta proprio ciò che si vuole combattere a tutti i costi: la pirateria.

DIPENDENZA DAL DENARO?

Oggigiorno, i diritti televisivi costituiscono la più importante fonte di guadagno per le squadre di tutto il mondo, soprattutto alla luce della precedente chiusura degli stadi per l’emergenza Covid-19.

Tuttavia, la moltitudine dei servizi e la dispersione dell’offerta non hanno fatto altro che strumentalizzare il gioco del calcio e impoverire, come se non bastasse, il portafoglio degli appassionati. Fa riflettere il fatto che per seguire lo sport a 360° sia necessario avere più abbonamenti che coprano l’intero palinsesto sportivo e televisivo.

Arricchire il proprio conto bancario non significa avere il diritto di sopprimere la passione del tifoso. Se questo è l’intento, smettiamola con gli slogan “il calcio è dei tifosi”. Non lo volete dire esplicitamente ma, in realtà, “è solo una questione di affari”.