Campi Flegrei, la perenne attività sismica del vulcano dormiente

Questa notte alle 4:28 è stata registrata una scossa sismica di magnitudo 3.4 nell’area vulcanica dei Campi Flegrei, distante 10 km da Napoli.

Il territorio

L’evento si inserisce in un contesto di instabilità geologica: i Campi Flegrei, dal greco “ardenti”, sono un campo vulcanico attivo da più di 80.000 anni, i cui mutamenti nel corso del tempo hanno generato una caldera ampia circa 200 Km2. L’area maggiormente interessata all’attività vulcanica comprende i comuni di Bacoli, Pozzuoli, Monte di Procida, Giugliano in Campania, Quarto e parte della città di Napoli, per un totale in termini di coinvolgimento della popolazione di circa 500mila abitanti.

A differenza del Vesuvio, formato da un unico cono, i Campi Flegrei ricoprono una vasta area caratterizzata dalla compresenza di numerosi e differenti crateri. Le due zone sono ugualmente interessate da eruzioni esplosive, ma il livello di allerta è differente: verde per il Vesuvio e giallo per i Campi Flegrei.

Coinvolto dal fenomeno del bradisismo, il territorio dei Campi Flegrei subisce periodici innalzamenti e abbassamenti dovuti al passaggio di onde magmatiche al di sotto della crosta terrestre, che a loro volta scatenano episodi sismici.

Storia recente e passata

L’ultima significativa eruzione è avvenuta nel 1583, dopo 3000 anni di inattività del vulcano: anticipata da un innalzamento del suolo di 19 metri, l’evento ha dato origine al cono di tufo Monte Nuovo, alto circa 130 metri.

Prendendo in esame i tempi recenti, i primi anni ’80 sono stati quelli che hanno conosciuto una maggiore attività geologica: il territorio subì infatti un innalzamento di 1,80 metri in appena due anni e, tra le 10mila scosse registrate, la più alta fu di magnitudo 4.2, il 4 ottobre 1983.

Dal 2016 ad oggi, il terreno si è sollevato di circa 74.5 cm e, solo nel mese di aprile di quest’anno, sono stati registrati 675 terremoti.

“Le preoccupazioni maggiori, attualmente, derivano dalla sismicità, dalle deformazioni del suolo e dalla forte attività idrotermale dei Campi Flegrei, che hanno determinato la loro entrata in un livello giallo “di attenzione” fin dal 2012. Il cittadino deve conoscere sempre meglio il proprio territorio che ha tantissime peculiarità positive, ma che è stato anche caratterizzato dal rischio derivante dalla sua natura vulcanica.”

Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano

La scossa di magnitudo 3.4 è stata accompagna da un boato che ha contribuito a svegliare nel pieno della notte gli abitanti dell’area flegrea. Centinaia le segnalazioni, alcune delle quali raccolte dal quotidiano partenopeo “Il Mattino”: «Talmente forte che le auto stanno suonando sulla solfatara, sono partiti gli antifurti», «Fortissima simile ad un’esplosione, non terminava più».

L’osservatorio Vesuviano, incaricato della rilevazione e registrazione degli episodi geologici, riporta che la scossa di questa notte è stata la quarta più forte degli ultimi 40 anni: nel marzo del 2022 sono state registrare due scosse di magnitudo 3.5 e 3.6, comunque inferiori a quella di 4.4 che il 4 ottobre 1983 ha destato maggiori preoccupazioni.

Un vulcano quiescente da secoli, ma che ricorda con cadenza quotidiana agli abitanti delle zone circostanti la sua presenza ribollente.