Siamo nel 2021 e il calcio, come altri sport, si è evoluto portando con sé speranze, legate ai risultati sul campo, ma anche critiche nel campo sociale, con l’annoso problema del razzismo e della disuguaglianza. Fenomeni che hanno effetti anche sul versante economico, con i prezzi che si alzano di anno in anno per l’acquisto dei giocatori.
A tal proposito, si sono diffusi vari dubbi che fanno riflettere sia tifosi che addetti ai lavori. Possiamo racchiuderli in una domanda: spendere è sinonimo di vincere?
Negli ultimi dieci anni, il calciomercato ha avuto una crescita esponenziale che ha contribuito a spaccare il mondo del calcio in due, ovvero tra chi spende e spande sempre di più e chi, invece, deve stare attento al bilancio per non incorrere nelle squalifiche da parte della UEFA, il massimo organo di governo del calcio europeo.
A nulla è valso il Fair Play Finanziario, sistema imposto nel settembre 2009 dalla UEFA per mantenere un equilibrio tra entrate ed uscite dei club europei. Non hanno avuto impatto neanche le squalifiche o i moniti degli addetti ai lavori che vedono una disparità disarmante tra i cosiddetti club di Serie A e quelli che sono relegati ad assistere al giro di soldi dell’azienda calcio, sentendosi umiliati dalla grande differenza di valori.
LE BIG DEL CALCIOMERCATO
Il XXI secolo ha cambiato le carte in regola nelle gerarchie del calcio mondiale e vi sono squadre che sono entrate di prepotenza, mentre altre stanno dominando la scena.
Le squadre che monopolizzano il mercato e contribuiscono in maniera importante nel giro di affari sono il Paris Saint-Germain e il Manchester City. Queste squadre hanno in comune la proprietà straniera, – per il PSG la Qatar Investment Authority, per il Manchester City l’Abu Dhabi United Group – un passato modesto e una crescita notevole nell’ultimo decennio calcistico.
Sono diventate le regine del calcio moderno: basti pensare che la squadra parigina ha speso, dal 2011 al 2021, ben 1.4 miliardi di euro, con una media pari a 127 milioni a stagione. La squadra del Manchester dal 2008 ha speso 2 miliardi di euro (dati di transfermarkt), riuscendo ad accaparrarsi i migliori giocatori del mondo.
Queste scelte hanno contribuito a far vincere diversi trofei nazionali – 27 per il PSG e 16 per il City – ma non le competizioni internazionali in ben dieci anni, raggiungendo al massimo la finale di Champions League, rappresentando così un maxi-fallimento di queste big del calcio che nei territori nazionali riescono a vincere a mani basse, mentre in Europa faticano.
CALCIOMERCATO: SPENDERE NON SIGNIFICA VINCERE
Discorso simile vale anche per quelle squadre che hanno speso tanto, ma che alla fine hanno vinto veramente poco. Esempio emblematico sono i rivali cittadini del Manchester City, ovvero il Manchester United. I Red Devils, a seguito dell’addio di Sir Alex Ferguson nel 2013, hanno perso la strada della vittoria e sono finiti nel vortice delle nobili decadute, collezionando solo 4 trofei a fronte di 1.3 miliardi di euro.
Osservando il nostro panorama calcistico, le due squadre milanesi sono la dimostrazione dello spendere male e del vincere poco. Sia Inter che Milan hanno investito enormi quantità finanziarie per giocatori non funzionali e discontinui, senza contribuire positivamente alla squadra. Inoltre, hanno contribuito a un periodo difficile se teniamo presente le difficoltà già in corso nelle varie squadre, dovute al cambio di proprietà.
Nonostante ciò, negli ultimi due anni sia nerazzurri che rossoneri sembrano aver trovato la strada giusta con la vittoria dello scudetto nel 2021 da parte dei primi e la qualificazione, dopo 7 anni, alla Champions League dei secondi, riuscendo a risollevare, dopo diverse sofferenze, l’animo dei propri tifosi.
LE BIG DEL CALCIOMERCATO: SPENDERE E VINCERE
Nel calcio i soldi hanno rilevanza, ma non sono tutto. Per vincere bisogna avere un progetto serio, con idee che muovono le ambizioni dei club e società. Non è un caso che le ultime tre vincitrici della Champions League siano squadre condotte da tecnici preparati con dietro delle società solide e parliamo precisamente del Liverpool di Jurgen Klopp, del Bayern Monaco di Hans-Dieter Flick e del Chelsea di Thomas Tuchel.
Sono tutte squadre che spendono, ma con criterio. La differenza principale con le squadre che “spendono male” è che hanno come scopo non solo vincere in casa propria, bensì anche in Europa.
Il Liverpool da tempo subiva molte reti e non vi era un grande equilibrio nelle partite, perciò nell’estate del 2018 sono riusciti ad acquistare il portiere Alisson dalla Roma, con la conseguente vittoria in due anni sia di Champions League che Premier League.
Il Bayern Monaco ha sempre avuto una gestione particolare per gli acquisti, spendendo il giusto – l’acquisto più oneroso Lucas Hernandez per 80 milioni di euro – e vincendo tanto, come confermano i 9 campionati tedeschi di fila dal 2013 e le Champions League vinte nella stagione 2012-13 e 2019-20.
Il Chelsea ha apportato notevoli modifiche alla sua rosa, comprando giocatori giovani per conciliare un progetto a lungo termine e allo stesso tempo vincente, come dimostra la vittoria della Champions League vinta nel 2021
Queste due squadre rappresentano un modello sostenibile per il mondo calcistico, portando avanti un progetto a lungo termine senza fermarsi al singolo trofeo, cercando così di arricchire la propria bacheca e riscrivere la storia
Ovviamente ci sono differenze, come in tutti gli ambiti, tra chi può spendere e chi no. Questo influisce certamente sui risultati definitivi, ma non sempre. Ci sono casi nel mondo del calcio che lo possono dimostrare pienamente: il Leicester City, IL Lille e l’Atalanta.
Il Leicester City
Il Leicester è riuscito nel 2016 a vincere il titolo nel campionato più ricco del mondo, ovvero la Premier League, scavalcando le “big d’oltremanica”, riuscendo nella cosiddetta “pagina più bella della storia della Premier League”, a detta di Josè Mourinho. Partendo con l’obiettivo di mantenere la categoria, giornata dopo giornata hanno saputo approfittare dei passi falsi delle altre squadre e creare un ambiente unico con giocatori modesti, talenti cristallini.
Il Lille, nella stagione 2020-2021, è riuscito a spodestare la squadra del PSG con una rosa nettamente più debole, con una differenza di 628 milioni euro di valore, un allenatore meno quotato e una società meno ricca. Tuttavia, “Les Dogues” sono riusciti in un’impresa enorme riportando il titolo a casa dopo dieci lunghi anni in cui i Parigini hanno vinto per ben sette volte, sottolineando l’enormità di questa vittoria.
L’Atalanta
Infine, troviamo una grande realtà calcistica: l’Atalanta. La squadra bergamasca, dopo diversi campionati anonimi, grazie alla guida di Gian Piero Gasperini è riuscita negli ultimi cinque anni a qualificarsi tre volte per la Champions League. Ha raggiunto così quarti e ottavi di finale nelle ultime due edizioni, tutto ciò spendendo con raziocinio, pazienza e avendo bene in mente il contesto in cui si trovano gli Orobici. I risultati sul campo riflettono anche il grande lavoro dietro le quinte della società che riesce ad avere sempre un bilancio positivo e una solidità impressionante.
Il calcio si presenta oggi come un’azienda che muove l’economia a livello mondiale. Ma non è abbastanza, dal momento in cui, come in tutti gli altri sport, è necessario avere determinazione, passione e capacità di progettazione, in modo tale da apportare benefici non solo alla squadra sul campo, bensì anche alle finanze rese a disposizione