Blockchain e cryptoarte, verso un nuovo movimento artistico?

Di recente si parla spesso di Blockchain, NFT, cryptoarte e del mercato che si è creato attorno ad essi, ma nel mare magnum di informazioni è complesso comprendere a fondo il loro significato e la loro importanza. 

Circa tre mesi fa, la storica casa d’aste Christie’s ha venduto un’opera d’arte completamente digitale dell’artista Beeple, “Everydays – The first 5000 Days”, per $70 milioni. È un’opera composta da 5.000 immagini realizzate in 13 anni da Mike Winkelmann, in arte Beeple. È la terza opera di un artista vivente più costosa al mondo, una vera e propria vendita record per la cryptoarte. 

Pazzo o visionario chi l’ha comprata? A prescindere, questo è solo l’inizio.

La cryptoarte è una nuova corrente artistica in cui un file digitale di un’opera d’arte (gif, jpeg, mp4, …) viene associato ad un NFT (Not Fungible Token) creando una versione unica, originale, autentica e non falsificabile che diventa così collezionabile. I Non Fungible Token, indicati con l’acronimo NFT, sono certificati di autenticità digitale e rendono così unico, raro e non riproducibile il file digitale.

I vantaggi più noti della cryptoarte rispetto al mercato tradizionale dell’arte sono tre: autenticità, trasparenza e velocità. 

Autenticità perché chi colleziona opere d’arte ha così la certezza di acquistare un’opera originale attraverso la transazione effettuata su Blockchain, trasparenza perché grazie all’uso della Blockchain, che garantisce la trasparenza e la sicurezza delle transazioni, le importanti criticità del mercato dell’arte sono superate, e velocità perché il mercato è digitale e globale. L’acquisto e la vendita sono quindi ad un click di distanza. 

La cryptoarte rappresenta una grande possibilità per il futuro e per l’innovazione dell’arte, ma potrà mai essere definita come un nuovo capitolo del movimento artistico?