Da settimane rimbalzano i nomi dei possibili candidati alla carica di Presidente della Repubblica, con Sergio Mattarella non convinto dell’ipotesi bis. Ora come ora non esistono certezze, tra chi vorrebbe vedere salire al Colle l’attuale premier Mario Draghi e chi invece è favorevole ai vari Cartabia, Casini, Segre, Berlusconi.
Cosa dice la Costituzione
Il Titolo II della Costituzione italiana si concentra interamente sulla figura del Presidente della Repubblica. Dunque, dall’art. 83 all’art. 91 Cost. vengono descritti il ruolo del Capo di Stato, la modalità di elezione, i requisiti che il PdR deve avere, e così via. Nello specifico, egli viene eletto dal Parlamento in seduta comune e, una volta ottenuto il mandato – dalla durata di sette anni – rappresenta l’unità nazionale.
Un candidato al Quirinale, per potersi definire tale, deve necessariamente aver compiuto cinquanta anni d’età e godere dei diritti civili e politici (art. 84 Cost.). Inoltre, la carica presidenziale permette al Capo di Stato di non essere ritenuto responsabile “degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione” (art. 90 Cost.) – anche se “nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti” o, nel caso di atti con valore legislativo, dal Presidente del Consiglio dei Ministri (art. 89 Cost.).
Berlusconi, candidato incandidabile
Dal palco dell’Atreju qualche giorno fa Giorgia Meloni, incassato l’ok di Matteo Renzi, ha definito Berlusconi un “patriota” e candidato ideale per la compattezza del centrodestra nei riguardi del Colle. Una dichiarazione che fa storcere il naso a chi ha seguito il percorso – politico e non – del fondatore di Forza Italia: tornano subito alla memoria le leggi ad personam dell’allora premier, intento a salvaguardare e far crescere, a spese dello Stato, il proprio impero economico in uno dei conflitti di interessi più evidenti della storia della Repubblica.
Inoltre, la leader di Fratelli d’Italia tralascia i rapporti tra Berlusconi e la mafia: l’ex braccio destro del forzista, Marcello Dell’Utri, ha infatti scontato una condanna per concorso esterno a Cosa Nostra e ha poi confessato gli incontri ad Arcore tra Silvio e Vittorio Mangano, boss mafioso pluriomicida deceduto nel 2000. Entrambi sono ancora sotto inchiesta della procura di Firenze per le stragi del 1993.
Sempre legate alla villa di Arcore sono le cene con le escort, confermate di recente dalla Corte di Cassazione, oltre al caso Ruby – ragazza marocchina che si presume sia stata pagata da Berlusconi in cambio di prestazioni sessuali quando era ancora minorenne ed il cui processo è ancora in corso. Questo porta ad un ulteriore discorso, legato ai casi giudiziari: l’uomo-simbolo di FI è stato condannato in via definitiva per frode fiscale in relazione al caso sui diritti Mediaset. Attualmente i processi conclusi contro il candidato al Quirinale per il centrodestra sono ben trentadue – divisi tra condanne, prescrizioni, archiviazioni, assoluzioni e un’amnistia – mentre quelli ancora in corso sono quattro. È importante ricordare che il PdR è posto anche a capo del Csm, ovvero della stessa magistratura che Berlusconi ha accusato per anni di usare la giustizia in modo persecutorio e per fini politici.
Infine, anche a seguito della sua dichiarazione in cui affermava fieramente che “nel ’94 noi decidemmo di scendere in campo con la destra, cioè con la Lega e con i fascisti, che gli altri partiti avevano tenuto fuori da quello che si chiamava l’arco costituzionale: non avevano mai permesso che Lega e fascismo entrassero al governo. Li abbiamo fatti entrare noi nel ’94″, appare lampante il contrasto con quel ruolo che, per definizione, è di garante della Costituzione, una Costituzione apertamente ed esplicitamente antifascista (XII disposizione transitoria e finale della Cost.).
Berlusconi al Quirinale: qual è la strategia?
È legittimo chiedersi quindi quale sia la strategia dietro alla mossa del centrodestra e le ipotesi sono molteplici. Le più accreditate sono le seguenti: è probabile la congiunzione tra la veridicità del fatto che – come confermato dalle parole di Meloni – Berlusconi rappresenta l’unico candidato “non di bandiera”, in grado quindi di accontentare tutti i partiti in coalizione e, allo stesso tempo, la carica di Presidente della Repubblica fornirebbe all’ex premier una garanzia contro i processi in corso sopracitati; in secondo luogo, è possibile che i sostenitori dell’ex Cavaliere si affidino alle parole di Indro Montanelli, il quale, citando Ugo Ojetti diceva “l’Italia è un Paese di contemporanei, senza antenati né posteri perché senza memoria“.
Secondo le ultime indiscrezioni di Affaritaliani.it a Berlusconi mancherebbero 14 voti per raggiungere la maggioranza assoluta di 505 a favore. Il risultato finale confermerà questo scenario clamoroso o gli altri partiti saranno in grado di trovare in tempo un candidato convincente?
