L’evento era stato comunicato via social attraverso la pagina Instagram @bahjia_it. Nella giornata dell’8 luglio si sarebbe dovuto tenere un pool party presso l’impianto privato Al Gabbiano di Limbiate, nel monzese, riservato alle sole donne. Alla base di questa iniziativa, la volontà da parte degli organizzatori di offrire a donne musulmane e non la possibilità di fruire dell’acquapark al riparo da sguardi indiscreti. Da una parte, il proposito di garantire il rispetto dei principi religiosi islamici liberamente praticati dalle bagnanti in burkini, e dall’altra quello di includere nell’evento anche donne estranee alla religione ma unite dalla sensibilità nei confronti di privacy e riservatezza del proprio corpo. Alla giornata in piscina sarebbero state ammesse anche bambine di ogni età e bambini fino ai 4 anni.
La (re)azione della politica
L’iniziativa negli ultimi giorni ha fatto convergere su di sé le attenzioni di alcuni esponenti della Lega, in particolare dell‘eurodeputata leghista Isabella Tovaglieri, membro della commissione per i diritti delle donne e della parità di genere di Bruxelles. In un video su Instagram Tovaglieri definisce il pool party un esempio “dell’islamizzazione a cui l’Europa si sta lentamente piegando”, aggiungendo come “la possibilità di acquistare il biglietto ridotto per le bambine dai 5 ai 9 anni” avrebbe potuto far sì che venissero “indottrinate prematuramente e in modo subdolo anche attraverso un’occasione di svago alla segregazione e alla sottomissione”.
“Non possiamo più accettare l’alibi della discriminazione e dell’integrazione difficile quando sono gli stessi immigrati musulmani a volersi isolare dalla società in cui hanno scelto di vivere perpetuando usi e costumi incompatibili con i nostri che stridono le conquiste e con i diritti faticosamente raggiunti dalle donne in Occidente. Chissà se almeno questa volta le paladine femministe della sinistra, Schlein in primis, si uniranno al coro disdegno che noi persone di buon senso stiamo sollevando oppure come al solito gireranno la faccia dall’altra parte mentre i diritti delle donne vengono piegati in nome di usi culture e religioni che ci vorrebbero relegati al pari di oggetti o di animali”.
Isabella Tovaglieri
Queste considerazioni hanno alimentato un contro-dibattito del quale la libertà della donna rimane uno degli addendi ma, al contrario di ogni previsione matematica, cambiandone l’ordine la soluzione cambia. Dalle testimonianze delle partecipanti, gli esponenti della Lega che si sono esposti in merito alla questione, tra cui il Ministro e vicepresidente del Consiglio Salvini, appaiono come i veri attentatori alla libertà femminile e di culto.
“Ormai l’unico argomento al quale si attacca la destra è la sottomissione della donna musulmana, ma basta scorrere i follower della pagina di Bahja per vedere profili di donne estremamente libere. Anzi, accanirsi contro eventi di questo tipo toglie la possibilità a donne che hanno effettivamente bisogno di liberarsi da un’eventuale situazione di sottomissione e violenza socioculturale, lasciandole a casa e privandole di un’occasione per poter trovare rifugio e aiuto in una comunità di donne con cui confrontarsi e aiutarsi.”
Omar Korichi, consigliere comunale di Rovereto (TN)
La possibilità di passare una giornata in piscina al riparo da sguardi maschili indiscreti è considerato dalle voci di protesta una prerogativa che si equipara all’esistenza stessa di palestre o club esclusivamente femminili, in cui svolgere attività fisica e trascorrere una serata senza premurarsi di possibili molestie o violenze di genere. Strutture di questo tipo accennano a comparire a macchia di leopardo nel nostro Paese, mentre invece appaiono socialmente e fisicamente più consolidate in paesi come il Regno Unito.
L’autoemarginazione cui fanno appello i più intransigenti oppositori alla piscina-rosa-per-un-giorno, implica però una connotazione di intromissione lampante. Vuoi passare una giornata solo con chi vuoi tu, da privato, in un luogo privato? Un sopruso nei confronti delle lotte femministe sessantottine. Resta da domandarsi quale sarebbe stata la reazione se invece il luogo fosse stato affittato per un addio al celibato o al nubilato, reciprocamente esclusivi, all’insegna di limitazioni, assenza di integrazione e dunque autoemarginazione. In stile Papeete magari.
Se a Limbiate no, altrove sì
La location dell’evento era stata appositamente scelta per la lontananza dai palazzi e la vasta presenza di aree verdi attorno alla struttura, nel rispetto dei principi di discrezione e riserbo. Sempre per lo stesso fine, già un mese fa era stato comunicato sulla pagina ufficiale che sarebbero state vietate riprese attraverso le telecamere dell’impianto e l’uso di telefoni personali se non in un’area apposita.
Allo scatenarsi della polemica a livello nazionale, i titolari della piscina Al Gabbiano hanno dichiarato attraverso un comunicato stampa di non essere stati messi al corrente dei divieti, e pertanto l’evento non potrà verificarsi dato il mancato del rispetto degli ideali che sottostanno all’organizzazione della struttura.
“Date le polemiche mediatiche nate in questi giorni siamo a chiarire i fatti comunicando che non è in programma nessun evento per il giorno sabato 8 luglio 2023 e per dissociarci dalle voci riguardanti il ‘sequestro’ dei telefoni e lo spegnimento delle videocamere di sorveglianza assolutamente fuori dalle nostre intenzioni. L’idea era nata dal semplice fatto di affittare la nostra location, che è aperta a tutti, a un privato, che può essere chiunque, italiano, straniero o di qualsiasi etnia e religione, che avrebbe poi invitato ospiti a sua scelta, in questo caso donne della medesima religione, per trascorrere una giornata esclusiva. Ci teniamo a precisare che, tramite la loro pubblicità, sono stati travisati alcuni degli accordi verbali presi, non immaginavamo assolutamente tutte queste restrizioni, che non sono in accordo con i nostri ideali, siamo persone che in primis tengono alla tutela e all’emancipazione delle donne. Avessimo saputo prima alcuni dettagli, avremmo rifiutato subito la proposta in questione”.
Da parte degli organizzatori della giornata in piscina nessuna replica, in quanto
“Attualmente noi non rilasciano interviste perché ci stiamo focalizzando sulla natura dell’evento. A tutte le testate giornalistiche non diamo risposte a nome nostro finché non si farà, perché l’evento sarà l’unica risposta da parte di Bahja.”
Organizzatori del Bahja pool party
Massima discrezione dunque sulla riorganizzazione dell’evento, in una seconda location che rimarrà segreta fino a giornata conclusa. L’8 luglio “si farà” ha annunciato Bahja via social.
Un pomeriggio in piscina aperto alle sole donne è diventato nel districarsi di un polemico pomeriggio un caso politico: molti si domandano quanto attaccare un progetto che si propone di garantire il diritto alle donne musulmane di trascorrere, forse per la prima volta, una giornata senza velo in un luogo come la piscina che culturalmente ammette la svestizione, non sia in realtà l’ennesimo esempio di cieca guerra ideologica e islamofoba, che spiana il terreno a pregiudizi e insindacabili “valori cristiano-occidentali” senza fare prigionieri.