Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una costante diminuzione della popolazione mondiale e ad un calo delle nascite e questo trend sembra non volersi fermare.
Partendo dall’Italia, secondo i dati ISTAT, il saldo naturale della popolazione è sempre fortemente negativo. Il calo delle nascite non è diminuito nei primi 10 mesi dell’anno ma si osservano segnali di ripresa negli ultimi due mesi. I decessi restano ancora su livelli elevati rispetto al periodo pre – Covid.
Un dato molto significativo è quello riguardante le nascite, che sono diminuite dell’ 1.3% rispetto al 2020 e sono scese per la prima volto sotto le 400 mila unità, per la precisione 399.431.
Non a caso l’Italia è molto spesso considerato un paese “anziano” poiché la popolazione invecchia sempre di più ma non viene sostituita da nuove nascite.
Questo influenza anche le politiche sociali della nostra nazione, che deve sempre dividersi tra avanzamento tecnologico ed una grande fetta di popolazione che non sarebbe in grado di fruire o anche semplicemente comprendere le nuove tecnologie.
Il calo delle nascite è un problema universale: i dati sono impietosi
Come detto, l’Italia sta affrontando da diverso tempo il problema del calo delle nascite, ma qual è la situazione nel resto del mondo?
La situazione in realtà è la stessa, anzi in alcuni casi anche peggiore dell’Italia; secondo gli esperti Entro la seconda metà del secolo, o forse anche prima, il numero di abitanti globale entrerà in una fase di persistente declino. Un ribaltamento vertiginoso con pochi paragoni nella storia.
Secondo The Lancet, una delle più autorevoli riviste scientifiche, l’unica nazione, tra quelle oggi più popolose, che dovrebbe crescere in modo incredibilmente robusto è la Nigeria: + 284%, cioè quasi 800 milioni di abitanti alla fine del secolo.
I cinesi si dimezzeranno, a quota 732 milioni. I giapponesi scenderanno a 60 milioni, la metà. I russi si ridurranno quasi del 30 %, a 106 milioni. Gli indiani del 21%, a 1 miliardi e 90 milioni. Il Brasile calerà del 22 percento. Gli abitanti del Bangladesh potrebbero diventare la metà. Cosa che quasi certamente accadrà anche all’Italia, alla Corea del Sud, al Portogallo, alla Polonia, alla Spagna e alla Tailandia.
Questo nuovo scenario potrebbe avere delle conseguenze enormi dal punto di vista sociale ed economico.
Il pianeta rischia di spopolarsi: sarà un bene o un male?
Dal punto di vista ambientale una riduzione su scala globale della popolazione avrebbe sicuramente un impatto positivo perché si tradurrebbe in una minor pressione sulle risorse naturali.
Dal punto di vista socio-economico invece l’impatto potrebbe essere potenzialmente devastante poiché si creerebbe un mix esplosivo di bassa fertilità ed alta mole di pensionati riducendo il numero di abitanti in età lavoro.
La base su cui si fondano le società moderne, ovvero un surplus di giovani che mandano avanti l’economia e aiutano a pagare i conti degli anziani, andrebbe inesorabilmente a sgretolarsi.
Questa situazione è dovuta a diversi fattori: cresce il benessere generale, aumento cultura ed istruzione e di conseguenza l’uso dei contraccettivi; soprattutto nelle città si pensa prima alla carriera poiché necessaria per avere un futuro dignitoso e quindi un figlio è qualcosa che deve essere ponderato attentamente o quantomeno ritardato nel tempo, con conseguenti meno nascite.
In questo modo la piramide della popolazione si ribalta.
La situazione di tensione attuale dovuta alla guerra, di cui parliamo ampiamente sul nostro sito, non aiuta certamente a pensare a delle politiche future per il calo delle nascite ma sicuramente nei prossimi anni qualcosa in questo senso si deve obbligatoriamente muovere.