A partire dagli anni duemila si sono fatti sempre più frequenti gli attacchi militari con droni, soprattutto da parte degli Stati Uniti. Questa categoria di velivoli è impiegata per attaccare, tramite missili o bombe, target ben precisi. Ciò, però, non significa che tale strumento non sia contestato.
Cosa ne pensa il diritto internazionale?
Per ciò che concerne il Diritto Internazionale dei Conflitti armati, la forza in ogni sua forma – attacchi da parte di droni compresi – è utilizzabile solo in caso di autodifesa. Inoltre, questa deve essere proporzionale e necessaria.
Ciononostante, l’utilizzo dei droni è legittimo se sono rispettate tutte le norme del diritto internazionale. Non si deve violare la sovranità statale e il diritto alla vita dell’individuo.
Per poter utilizzare la forza deve essere confermata l’autodifesa, oppure deve essere stata emanata un’autorizzazione da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, in conformità con l’Art. 51 della Carta delle Nazioni Unite.
L’utilizzo di queste armi viene contestato perché non rispettoso del diritto umanitario e del diritto alla vita. In passato vennero colpiti civili innocenti che avevano delle caratteristiche che potevano ricondurre alla loro affiliazione a organizzazioni criminali o terroristiche.
Attacchi di droni: quali tipologie
Quando si utilizza un drone per attaccare un determinato obiettivo, in gergo militare si parla di ‘targeted killings‘. Questi sono stati utilizzati in Yemen, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran e Siria. L’idea di fondo è che questi attacchi provochino meno danni perché indirizzati in modo particolarmente preciso.
Si possono distinguere due tipi di attacchi. I signature strikes: quelli indirizzati a bersagli che rispondono a certe caratteristiche. E i personality strikes: quelli rivolti a soggetti rispetto ai quali si ha un alto grado di fiducia sull’identità. Il primo tipo provoca danni più ingenti. Un esempio è l’attacco del 4 febbraio 2002 in una provincia afgana. La CIA, che gestiva l’operazione, decise di attaccare tre uomini poiché, secondo le loro rilevazioni, uno di questi aveva le stesse caratteristiche di Osama Bin Laden.
Cosa succede oggi?
Anche nel conflitto tra Ucraina e Russia sono impiegati i droni. I russi affermano che alcuni droni ucraini siano la causa di deflagrazioni avvenute in zona russa al confine con il Paese. I droni, infatti, sono la base della resistenza ucraina.
È innegabile che la guerra che usa la tecnologia sia il futuro dei conflitti armati. Molti Paesi sono già armati di droni e molti altri ne stanno acquistando per poter far fronte a minacce future che possano coinvolgerne l’utilizzo.
I droni turchi, tra i più acquistati, fanno già parte dell’armamentario di 13 Paesi – che presto diventeranno 19 – e rappresentano una delle principali armi di soft power. Quello che si prevede in futuro è che il numero di possessori aumenti esponenzialmente.