“Cara Italia, sei di fronte ad un bivio della tua storia“, così gli attivisti di Fridays For Future presentavano nel 2020 la campagna ‘Ritorno al Futuro’, dedicata alla ripartenza post-covid e rilanciata oggi, in vista delle prossime elezioni previste per il 25 settembre, tramite cinque proposte indirizzate ai partiti nazionali.
A guidare le azioni dell’associazione è sempre l’urgenza di affrontare realmente la crisi climatica in atto attraverso la formula “Think Global, Act Local“, che trasportata nel contesto italiano si realizza in poche ma importanti misure concrete. I cinque punti dell’agenda climatica dei FFF trattano di trasporti e mobilità, di energia, di lavoro, di edilizia e di acqua.
Trasporti e mobilità: più trasporti pubblici e meno aerei
Il primo tema toccato dai FFF è quello dei trasporti, responsabile in Italia per il 24% delle emissioni di anidride carbonica. La necessità, secondo il gruppo ambientalista, è quella di diminuire i costi dei trasporti pubblici e potenziarne le capacità, prendendo a modello i provvedimenti di altri Paesi europei come Germania o Spagna, che già si sono mossi in questa direzione.
Oltre a disincentivare l’utilizzo esclusivo delle automobili, FFF afferma l’importanza di rivedere l’utilizzo degli aerei, chiedendo alla politica un bando ai voli a breve percorrenza e ai voli privati – estremamente dannosi per quanto riguarda le emissioni di gas serra. Ciò va ad aggiungersi alla proposta di una ‘Frequent Flyer Levy‘, cioè una tassazione proporzionale legata al numero di voli effettuati da una persona.
Energia: la necessità di puntare sulle rinnovabili
“Per una transizione energetica compatibile con il contenimento dell’aumento della temperatura globale sotto gli 1.5 C° – spiegano i FFF – è necessario procedere alla conversione di tutto il settore energetico alle fonti rinnovabili“. Questo traguardo è raggiungibile solo attraverso un bando completo dei progetti legati ai combustibili fossili ed una riduzione graduale del loro utilizzo fino all’azzeramento entro il 2035. Ciò comporta, ovviamente, un secco “no” ai rigassificatori e ai nuovi gasdotti previsti dagli ultimi programmi europei.
Fondamentale per permettere il cambiamento è anche l’aumento dell’efficienza energetica nei settori chiave per il Paese e la riduzione degli sprechi. Per raggiungere questo fine, FFF propone la creazione di 8.000 comunità locali di auto-produzione energetica – una legata a ciascun Comune italiano – che sfruttino le rinnovabili per favorire l’abbassamento dei costi dell’energia e la democratizzazione del sistema energetico.
Lavoro: giustizia sociale per raggiungere la giustizia climatica
Un cambiamento ecologico che comprenda l’intera società non può che passare da una diversa idea di lavoro. Per questo, gli attivisti di FFF mettono sul tavolo l’idea di una settimana corta, volta ad alleggerire il sovraccarico di lavoro e diminuire la disoccupazione, le emissioni di carbonio e le radicate disuguaglianze. Passare dalle 40 alle 32 ore potrebbe infatti permettere all’economia e alla società di adattarsi alle esigenze dell’ambiente, migliorando il tenore di vita delle persone e permettendo loro una maggiore partecipazione sociale e politica.
La proposta si completa del ‘Job Guarantee‘, un programma pubblico con cui lo Stato si impegna a garantire a tutti un lavoro ben retribuito e sicuro a vantaggio della comunità. Il programma prevede un costo totale annuo di 90 miliardi di euro data l’ampia platea che ne beneficerebbe – che scenderebbe però a circa 25 miliardi tenendo conto dell’effetto moltiplicatore prodotto poi dall’economia reale, somma disponibile attraverso l’intervento della Banca Depositi e Prestiti.
Edilizia: il cambiamento parte da case popolari e scuole
Come attesta il programma di FFF: “Il patrimonio edilizio è il maggiore consumatore unico di energia in Italia“, tale da rappresentare il 45% del consumo di energia e il 39% delle emissioni di gas serra. Risulta evidente quindi l’urgenza di un efficientamento, tentato dagli scorsi governi con il Superbonus – e purtroppo risultato inefficace -, che parta direttamente dai fondi pubblici e si rivolga principalmente a case popolari e scuole, tipi di edifici dove lo Stato ha maggiore libertà di manovra.
I benefici di una tale misura ricadrebbero sull’intero sistema edilizio e abitativo, con una riduzione dei costi dell’energia per le persone, una maggiore qualità degli edifici e dell’aria al loro interno, una notevole riduzione delle emissioni e la creazione di nuovi posti di lavoro, con un rapporto pari circa a 18 nuovi posti per ogni milione investito per migliorare la performance energetica.
Acqua: preservare un bene sempre più prezioso
L’acqua sta diventando un bene primario poco a poco più importante, e soprattutto indispensabile, come hanno dimostrato le emergenze legate alla siccità di quest’estate e gli incendi in costante aumento. Questo cambiamento, causato dall’inasprimento del riscaldamento globale, non può che indirizzarci verso una più attenta gestione dell’acqua, considerando che la rete idrica italiana perde, ad oggi, oltre il 42% dell’acqua che trasporta.
Secondo FFF lo stato pessimo delle infrastrutture italiane è legato a doppio filo con le sue modalità di gestione, che incentiva i gestori alla remunerazione degli investimenti privati, nonostante il referendum del 2011 abbia sancito che l’acqua sarebbe dovuta rimanere bene pubblico. Infatti, non è previsto oggi nessun obbligo di reinvestimento sulla manutenzione, nonostante le tariffe siano aumentate negli ultimi anni di circa il 90%.