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Approfondimercato Napoli: Rivoluzione di una notte di mezza estate

La telenovela del rinnovo di capitan Insigne ha dato un assaggio ai tifosi del Napoli di ciò che sarebbe successo di lì a poco.

Dopo una stagione che, nonostante il crollo nel rush finale, ha regalato risultati ben sopra le aspettative, il piano del patron azzurro ha cominciato a definirsi sempre più.

Al netto degli interessi finanziari, spesse volte messi al di sopra delle esigenze della rosa, De Laurentis ha saputo quasi sempre cogliere il momento adatto per monetizzare.

Per quanto fondamentale per la sopravvivenza delle società sportive, rivoluzionare una squadra in maniera così decisa, privandola dei suoi leader carismatici, rappresenta un rischio considerevole.

I grandi addii di un calciomercato imprevedibile per il Napoli

La querelle sul rinnovo di Insigne si è risolta con un nulla di fatto, rimarcando la necessità della società di ridurre il monte ingaggi anche davanti alle colonne portanti della squadra.

Tale filosofia non funzionerebbe senza un mercato mirato ed efficace, capace fino ad adesso di non far rimpiangere l’ex capitano grazie al georgiano Kvaratskhelia.

La stessa logica di mercato ha portato Raspadori alla corte di Spalletti a discapito di Dries Mertens, a cui non è stato rinnovato il contratto per via dell’età e delle alte richieste d’ingaggio.

Altri tipi di scelte fuoriescono dalla visione imprenditoriale e rientrano nella sfera emotiva delle relazioni società-squadra.

Le voci che portano il costaricano Navas a Napoli per sostituire Ospina escludono ragioni economiche, vista l’età avanzata per entrambi, suggerendo invece motivazioni personali della presidenza con forti rimandi all’ammutinamento in Champions nell’era Ancelotti.

Il paradosso dell’avere maggiori opzioni ma meno esperienza

Sebbene sia presto per i giudizi, affermare che il Napoli non abbia mai avuto una rosa così lunga non sarebbe certo un’eresia.

Proprio davanti alla stagione con maggiori potenzialità potrebbe palesarsi con grande forza lo stesso limite che ha determinato un deludente finale di stagione: il carattere.

Spalletti ha sempre parlato di Koulibaly come suo stretto collaboratore oltre che leader della squadra, collante decisivo del Napoli fuori e dentro il campo, capace di ricoprire un ruolo difficilmente rimpiazzabile da un neoarrivato come Kim.

Perdere i punti saldi della squadra tutti insieme significa costringere molti giovani a farsi carico di responsabilità fino ad ora mai avute.

La rivoluzione messa in atto dalla squadra partenopea rende di fatto il Napoli l’outsider del campionato, lasciata in ombra a causa delle numerose perdite ma tuttora in grado di predicare il miglior calcio di questo inizio stagione.