Hollywood incrocia le braccia e si ferma per la prima volta da almeno 15 anni. Il sindacato degli sceneggiatori ha proclamato uno sciopero contro gli studi di produzione e di distribuzione di film, serie e programmi televisivi.
Sono almeno 10.000 gli scrittori e i creativi iscritti al sindacato e lo sciopero ha conseguenze a cascata su più di 800.000 lavoratori dello spettacolo a causa del blocco di set, produzioni e programmi.
L’ultima volta che a Hollywood c’era stato uno sciopero fu 15 anni fa: tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008 furono sempre gli scrittori di cinema e tv a paralizzare l’industria cinematografica più ricca e prolifica del mondo per 100 giorni con uno sciopero che costò alle case di produzione circa 2 miliardi di dollari.
Le trattative in questo caso hanno coinvolto colossi come Netflix, Amazon, Apple, Disney, Discovery-Warner, NBC Universal, Paramount e Sony. A loro i sindacati dei lavoratori hanno spiegato come le pratiche commerciali di queste società abbiano ridotto drasticamente stipendi e diritti d’autore e, dunque, messo in crisi le condizioni di lavoro. L’obiettivo della protesta è raggiungere un nuovo contratto con una retribuzione equa che rifletta il valore del nostro contributo al successo dell’industria e includa protezioni per garantire che la scrittura continui ad essere una professione sostenibile.
Da un’indagine tra gli iscritti al Sindacato risulta che la metà di loro percepisce la paga minima e che il salario settimanale medio è sceso del 23%, considerando l’inflazione. Una questione spinosa è il ricorso alle mini-room. Gli Studios non assumono più sceneggiatori per scrivere uno show di cui è stato approvato il pilota. Ormai, convocano piccoli gruppi di creativi per scrivere in tempi brevi 8-10 episodi, ancor prima di decidere se entrare in produzione. Se poi la serie non si fa, non sempre pagano.
Un altro nodo da sciogliere è quello dei diritti d’autore per i lavori destinati allo streaming. Se anni fa era facile calcolarli sui biglietti venduti e sui passaggi televisivi, la situazione ora è molto più complicata. Quando il CEO di Netflix Ted Sarandos ha festeggiato il successo di Bridgerton – guardato da 82 milioni di account nel 2020 – la sceneggiatrice Leila Cohan ha twittato: ”Questa è una bella notizia! Sai cosa sarebbe bello anche? Ricevere i diritti d’autore proporzionati a questo grande successo!’.
Non è finita qui. All’orizzonte si staglia la mobilitazione dei sindacati di attori e registi: il loro contratto scade tra un mese. Insomma non è un periodo dei più facili per gli Studios.