Venerdì è stato emanato un decreto che vieta i matrimoni forzati in Afghanistan. “Nessuno può obbligare una donna a sposarsi”, dichiara il mullah Hibatullah Akhundzadeh, leader della Corte Suprema. Il leader Talebano denuncia anche la pratica di far sposare una giovane ragazza per risolvere una disputa tra famiglie.
Con questa novità i talebani affermano di voler combattere una pratica molto radicata nei loro luoghi. Lì le donne, già in giovanissima età, sono trattate come una merce di scambio per soldi o per attenuare liti tribali. I Talebani dicono anche che le vedove non devono essere costrette a risposarsi e possono essere libere di scegliere in autonomia cosa fare.
Nella vecchia tradizione delle tribù era normale che le vedove si risposassero con un parente del marito. Secondo il giornalista spagnolo Antonio Pampliega: “È culturale. Si tratta di un male endemico che è insito nella società afghana da secoli e che è impossibile da sradicare se non viene combattuto con l’istruzione e con un miglioramento della situazione economica del Paese”.
Il decreto Talebano sancisce che “tutti e due (uomini e donne) devono essere uguali nessuno può forzare una donna a sposarsi con la forza e la coercizione“. Apparentemente potrebbe sembrare che la questione dei diritti umani in Afghanistan stia migliorando. Eppure sembra essere più che altro una farsa, una facciata diplomatica per tentare di ricevere maggior fiducia da altri governi. In tal caso il governo Afghano riceverebbe aiuti economici.