Accordo raggiunto sul salario minimo: ecco cosa prevede la nuova direttiva dell’Unione Europea

L’Unione Europea ha raggiunto un’intesa sul salario minimo. Ora si attende il via libera da parte della Plenaria del Parlamento e la ratifica del Consiglio UE: non saranno previsti salari minimi e massimo.

Cosa prevede la direttiva

Nell’accordo raggiunto a Strasburgo dai rappresentanti dei vari Stati europei, la direttiva approvata non prevede l’obbligo di introdurre un salario minimo in tutti i Paesi membri, ma si limita “a stabilire delle procedure per assicurare l’adeguatezza dei salari minimi e a promuovere la contrattazione collettiva per stabilire i salari”. Tra i punti della proposta europea vi è la necessità di legare i salari all’inflazione. Gli Stati membri dovrebbero quindi fissare i loro salari minimi legali e poi valutarne l’adeguatezza in base a criteri numerici. In generale, gli aggiornamenti dei salari minimi avverranno ogni due anni. A livello di tempistiche ci saranno due anni di tempo per recepire la direttiva nel diritto nazionale. Secondo il Commissario Ue al Lavoro Nicolas Schmit, non ci saranno impatti negativi dall’introduzione del salario minimo per la creazione di posti di lavoro e per l’occupazione. L’esempio è quello della Germania, dove l’occupazione è cresciuta a seguito dell’introduzione di tale misura economica.

La situazione in Italia

Per quanto riguarda l’Italia, la proposta prevedrebbe un reddito minimo equivalente al 50-60 % del salario mediano lordo. In merito a questo, il Presidente dell’INPS Pasquale Tridico ha spiegato che “nel settore privato, questi valori corrispondono a 10,59€ e 7,60€, quindi la cifra media si attiene a 9€”. Di conseguenza, il salario minimo netto sarebbe di poco superiore ai mille euro mensili.

Oggi, nel nostro Paese – secondo quanto riportato da La Repubblica – sono 4.6 milioni i lavoratori che percepiscono meno di 9€ l’ora. L’Italia è uno dei sei Paesi dell’UE a non prevedere un salario minimo – insieme ad Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia. Dove è invece previsto, gli ultimi dati Eurostat riportano cifre che vanno dai dai 332 euro mensili della Bulgaria e i 2.257 euro del Lussemburgo. In Germania, la quota si attesta a 1.621 euro.

Le reazioni, da sinistra a destra

Dopo l’accordo, sono state immediate le reazioni da parte degli esponenti della politica italiana. Il M5S e il PD hanno aumentato il pressing con il fine di permettere di applicare subito la direttiva europea anche in Italia, ma il centrodestra è contrario. Il Ministro delle Politiche Agricole Patuanelli (M5S) ha dichiarato: “a questo Paese serve un salario minimo, che deve essere approvato in questa legislatura”. Dello stesso avviso è il Ministro del Lavoro Andrea Orlando (PD), il quale sostiene che l’ok alla misura rappresenti “una prospettiva per contrastare il lavoro povero e per dare a tutti i lavoratori un salario dignitoso”.

Per il vice-Presidente di Forza Italia Antonio Tajani, invece “si rischia di abbassare gli stupendi piuttosto che aumentarli”. Critiche sono arrivate anche dalla leader di FDI Giorgia Meloni, la quale sostiene che il salario minimo sia “un’arma di distrazione di massa, quando andrebbe tagliato il cuneo fiscale”.