La democratizzazione di internet ha portato ad uso diffuso, talvolta eccessivo, dello strumento, tanto che è entrato a far parte della vita di tutti, senza distinzione di età, reddito o estrazione sociale. L’idea di trascorrere un’intera giornata senza l’ausilio di dispositivi elettronici proietta la nostra immaginazione in un universo distopico nel quale fatichiamo ad orientarci e agire.
“SCONNESSI DAY”
Oggi si celebra lo Sconnessi Day, un’iniziativa presentata dal Ministero della Salute in collaborazione con Consulcesi Group, e portata avanti ogni 22 febbraio dal 2018. Per combattere la “sindrome da disconnessione”, questo progetto invita tutti gli utenti ad un giorno di digital detox di massa, e ad un’ora di astensione dall’utilizzo di dispositivi elettronici ogni giorno dalle 20:30 alle 21:30.
COS’È LA NOMOFOBIA
Se di per sé “internet non è il male”, quali possono essere le conseguenze di un utilizzo incontrollato?
La nomofobia (No Mobile Phone Phobia) è la paura di rimanere sconnessi, che porta chi ne è affetto a controllare ossessivamente notifiche, percentuale di carica e lo stato dei propri devices. 2 italiani su 5 sono soffrono di questo disturbo, e ne sono particolarmente colpiti coloro che non hanno mai sperimentato una vita totalmente offline, ovvero i nativi digitali (Fonte: ricerca Swg per Italian Tech e Telefono azzurro). Secondo Trendhunter, a livello mondiale la fascia di popolazione maggiormente colpita sarebbe quella femminile (70% delle donne) e dei ragazzi dai 18 ai 24 anni, di cui il 77% si dichiara nomofobico.
Il fenomeno è correlato ad altri disturbi che coinvolgono gli utenti più dipendenti da internet, come la Fomo, la paura di essere esclusi dal contesto sociale, e la Ringxiety, cioè il disturbo di chi crede di avvertire frequentemente notifiche inesistenti, paure che innescano stati d’ansia e panico.
“La nuova generazione dei nativi digitali, ha sviluppato un modo di vedere la realtà che è diverso dalla generazione precedente. Internet è un mezzo, in sé non è né buono né cattivo. Concordare un periodo di disconnessione per un’ora al giorno consente loro di riappropriarsi di relazioni e rapporti personali, fruendo di esperienze reali senza l’interfaccia artificiale del display.”
Psichiatra David Martinelli del Centro Pediatrico Psicopatologia da Web presso la Fondazione Policlinico Gemelli di Roma
VANTAGGI E SVANTAGGI DELL’IPERCONNESSIONE
Per quantificare la “dipendenza diffusa da smartphone”, ci basta pensare al fatto che, secondo un’indagine di Counterpoint Research, il tempo medio di utilizzo di questo strumento per il 25% degli utenti è di 7 ore al giorno. Questi dispositivi hanno una vita media di 21 mesi, dalla quale dipendono costi di manutenzione e di riacquisto frequente. Si stima che annualmente in tutto il mondo vengano spesi 370 miliardi per l’acquisto di nuovi devices.
In un mondo in cui anche le più piccole azioni quotidiane dipendono dalla presenza di internet, rimanerne improvvisamente sprovvisti provoca un disorientamento al quale gli utenti non sono più abituati. Gli strumenti digitali sono diventati nel corso degli anni irrinunciabili sostituti di alcune attività umane, senza i quali sarebbe oggi impossibile districarsi in una quotidianità all’insegna dell’informatizzazione. Se da un lato internet semplifica e riduce il carico di alcune mansioni, facilitando collegamenti e rapporti, questa iperconnessione può tuttavia condizionare sensibilmente la qualità di vita di coloro i quali ritengono la presenza di internet nella propria quotidianità uno standard imprescindibile, in assenza del quale smarrimento e angoscia prevarrebbero.