Il 2001 è un anno che ha segnato più o meno direttamente la vita della maggior parte dei millennials: in quell’autunno, infatti, le sale cinematografiche di mezzo mondo proiettavano per la prima volta l’adattamento del primo capitolo di una delle saghe young adult più acclamate di tutti i tempi: Harry Potter e la Pietra Filosofale.
Le avventure del maghetto più famoso al mondo, nate in forma di romanzi grazie all’abile penna di J. K. Rowling, si sono globalmente diffuse proprio grazie a questa serie di film, che ha inevitabilmente portato ogni bambino e bambina ad aspettare una lettera via gufo che potesse sancire il loro ingresso nel mondo della magia.
Sono passati 20 anni da quando per la prima volta abbiamo svegliato Harry dai suoi sogni di motociclette volanti e lampi verdi, nel buio del sottoscala in cui era tenuto. Ora le persone cresciute con queste storie iniziano a loro volta ad avere figli a cui raccontarle. È questa la generazione di Harry Potter: giovani adulti che attraverso le parole, le emozioni, le sofferenze e le azioni di quei personaggi fatti d’inchiostro e magia hanno sviluppato una sensibilità e senso di inclusività superiori alla norma.
È una generazione che ha vissuto una crisi economica dopo l’altra, la crescita dell’indice di disoccupazione giovanile, l’impoverirsi del dibattito sociopolitico e il dilagare di una pandemia ancora in corso. Una generazione senza certezze che fatica a ritagliarsi un posto nel mondo.
Una generazione che continua comunque ad impegnarsi per il proprio futuro e per quello di chi non ha voce, una generazione che è cresciuta per anni tra le pagine di una storia che le ha insegnato l’importanza delle scelte che si fanno, e di quanto sia essenziale combattere insieme affinché il mondo possa essere più giusto, migliore, e pieno di magia.